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La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Categoria: News

La gravidanza del Padre

Mo’ puoi venire un momento?
Era dicembre , una tranquilla sera di freddo dicembrino, la tavola apparecchiata, un pinot rosso scaraffato per scaldare un po’, un buon film da guardare già nel lettore CD
Mo’? Ci sei?

Insieme vivevamo da un anno, una vita un po’ sbarazzina, facevamo ciò che ci veniva in mente, senza programmi che andassero oltre il paio di settimane.
Mooooreee dai, sei sordo?

Avevo 45 anni allora. Per diversi anni la mia vita da single era fatta di pochi vincoli e molte passioni.
Fotografia, viaggi, bici, libri, cinema, musei, mostre riempivano le mie giornate.
Ehiiii, fa ancora lei.
Mi piaceva, e mi piace tuttora, cucinare, avevo qualcosa sul fuoco, la padella sfrigolava.
Non ero sicuro che mi avesse chiamato.
Il tono di voce si alzò di qualche decibel: E ALLORA VIENI O NO?
Mo’ arrivo, arrivo subito.
Che urli, non sono sordo è che…
GUARDA, mi fa lei.
Ed io guardo.

Senza vedere.

Senza capire, o voler capire.
Cosa devo guardare?

(Ora le avrei chiesto: sei positiva al COVID? C’è una tacchetta.
Ma allora il covid era ancora lontano da venire).
Guardo lo stick che tiene in mano, guardo lei.

La sua espressione, raggiante e preoccupata al tempo stesso.
La mia, di espressione, credo fosse da “ebete”, sguardo fisso ed inespressivo, bocca aperta, una goccia di sudore sulla fronte.
Ma era dicembre, una tranquilla sera di freddo dicembrino, non era poi così caldo da poter sudare.
E’ così che è iniziata la mia vita dopo “i miei primi 40 anni”.
Tante ore di travaglio, mia moglie è stata stoica, così come ogni donna che partorisce.
Grado di sopportazione al dolore ai massimi livelli.
Giunsi trafelato in sala parto, il caffè nel bar dell’ospedale era stato un po’ troppo “lungo”.
Guardo, osservo medici ed infermieri che fanno tutte le cose giuste, ogni gesto è frutto della loro professionalità ed anni di esperienza.
Poi un vagito, eccola, con un gran fiato per dire: ora ci sono anch’io.
Me la danno, la prendo in braccio, inizio a sudare (era agosto del 2003, una delle estati più calde che io ricorda) anche se l’aria condizionata assolve pienamente al suo compito.

La guardo e già me ne innamoro.

Penso che la cosa più complicata e difficile per un padre siano i nove mesi che precedono la nascita.

Per me perlomeno è stato così.
La donna è già madre ancora prima del parto, già da subito avverte dei cambiamenti dentro di se, giorno per giorno fa conoscenza con l’esserino che le cresce dentro e con lui, giorno per giorno, adatta il respiro, il mangiare, i ritmi quotidiani, fino a raggiungere una indissolubile complicità.
Per noi padri i cambiamenti li osserviamo quasi da spettatori, certamente coinvolti, ma esterni.
Notiamo gli sbalzi umorali della compagna, la variazione dei gusti, guardiamo la “lievitazione” delle forme, il ventre muoversi.
Sentiamo che a breve qualcosa cambierà, è un periodo di ipotesi, di ripensamenti, paure o incertezze, di pre-nostalgia di quando non si avevano troppe responsabilità.
Ma poi senti un vagito ed allora i pensieri svaniscono, apri le braccia per accogliere tuo figlio.
In quel preciso momento ti senti padre e sei felice.
Forse sarà difficile, complicata, l’avventura che inizia per un padre, ma sarà uno splendido, lungo viaggio insieme.

Il più lungo possibile.

Febbraio

Se ti dicon, febbraietto, che sei corto e maledetto, non avertene per male:
è un proverbio che non vale. Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio, presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve ci sgomenta, così lieve che un respiro di tepore basta a scioglierne il rigore. E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo, basta un raggio del tuo sole a dar vita alle viole. Poco dura la bufera
se alle porte è primavera; non è vero, febbraietto, che sei corto e maledetto.
(F. Castellino)

Gennaio è ormai alle spalle, i giorni della merla sono passati lasciandoci infreddoliti ma indenni.

Gennaio, almeno i primi 20 giorni, l’ho sempre vissuto come una lenta e lunga conclusione ad un periodo festivo.
Mia figlia a casa da scuola, il lavoro lento ad ingranare, le nebbie ancora a ritardare l’alba, il freddo che ti tiene sotto le coperte e tu che alla sveglia preghi, scongiuri di concederti altri cinque minuti di tregua.
Ma la tregua finisce e alla sveglia non interessano le tue sonnolente lamentele.

Arriva febbraio, entra prepotentemente, ti scuote e si presenta.
Corto, freddo ma pieno di energia.
L’energia della natura che si risveglia anch’essa dal gelo che l’ha intorpidita.
Ed allora forza, la sveglia suona e quindi via le calde coperte che mi hanno per più di un mese anestetizzato.

Gennaio è alle spalle!
Nuovi propositi per un nuovo anno pieno di sorprese, di progetti, di voglia di fare.
Come i campi, che hanno bisogno di una pausa per rigenerarsi ,così noi nel primo periodo invernale ci siamo riposati per trovare ora l’energia per affrontare la quotidianità.

Specialmente per noi mamme che, per quanto ci aiutino, di energie ne dobbiamo avere in surplus.
Riacquistare gli automatismi prefestivi non è semplice, ci eravamo un po’ adagiate.

Ma quando arriva febbraio siamo ormai già operativi.
Febbraio ti trasmette energia e già pensi a quella che ti avanza di energia, a come usarla.

Guardo la palestra, la piscina, perché no yoga. Intanto nell’attesa di prendere una decisione, al mattino mi alzo mezz’ora prima del solito e, con un paio di amiche vere temerarie, faccio una veloce camminata.

Brrrr! Il freddo è intenso, l’alito si ghiaccia davanti a me, maledizioni, imprecazioni, risate. Solo una mezz’ora ma è veramente rigenerante.

Torno a casa, veloce doccia calda, taglio qualche verdura le metto in pentola a pressione e in 20 minuti ho il pranzo per oggi.

Sveglio mia figlia, fa il quinto liceo ma ha sempre bisogno di un “aiutino per scendere dal letto”, le preparo la colazione, gli ultimi preparativi e poi via in macchina.

Col covid, visto che gli autobus sono sempre stracolmi e le corse non sono state incrementate, alternandomi con altri genitori, accompagno mia figlia e tre suoi compagni a scuola.
Stamattina tocca a me e quindi esorto mia figlia (perennemente in ritardo) a prepararsi corro in garage a prendere la macchina e poi via veloce.
Ecco depositata mia figlia e i suoi compagni vado in laboratorio, arrivo e subito un caffè.
Sono le otto e mezza e…SONO GIA’ STANCA!!!
Febbraio è energia, ne ho anche tanta, ma credo che rimanderò l’iscrizione in palestra al prossimo mese.

Febbraio è corto il prossimo mese arriverà presto!

L’Anno che verrà

E così un’altro anno è passato, lasciandoci paure, gioie, dubbi, anche amarezza, ma consapevoli di avere a disposizione un’altro anno per rimediare o programmare.
Ecco, quello che mi piace di più pensare è riprogrammare.

Per il lavoro che faccio mi è stato di vitale importanza imparare a programmare.

Programmare le uscite dei post, le giornate per lo shooting fotografico, le giornate per scrivere testi, i giorni di aggiornamenti, corsi, acquisti e non di minore importanza, la spesa, le lavatrici, i colloqui con i professori, le telefonate con le amiche.
Che fatica vero?

Pensare che il nostro tempo è scandito da programmi, da incastri, per non perdere nulla, ma sopratutto per non perdere la testa.

Invece per quanto il tutto sia ben scritto nel foglio mensile la sensazione è sempre quella di essere in ritardo, di perderti qualcosa.
Io lo so cosa ci stiamo perdendo, LA VITA.
Lasciare tutto e ritirarsi in qualche sperduta isola deserta, a chi almeno una volta nella vita non è passato per la testa, io sì.
Di solito a capodanno si pensa ai nuovi propositi, grandi o piccoli che siano, non importa, li scrivo in un quadernino, per poter (tornando indietro) confrontare i risultati raggiunti, scoprendo poi di aver dimenticato alcune mete, ma di averne raggiunte altre.
L’hai mai fatto?
Prendi un foglio e scrivi tutto quello che vuoi raggiungere nel 2022 sogna in grande, non darti limiti, se vuoi qualcosa non esiste nessuno che te lo possa impedire, ma dipende tutto da te, non importa se hai 20, 30, 50, o 80 anni.
Questo mio articolo è un po’ diverso da tutti gli altri dove racconto il mio essere figlia e madre, oggi per te voglio essere solo donna e che dire, di cosa stiamo parlando.
Mi rivolgo a te donna o te uomo nella tua totale interezza, ti sto chiedendo di fare un compito, chiediti cosa vuoi dal nuovo anno.

Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale.
(C.S. Lewis)
Iniziando da questa frase, inizia anche il mio anno.
Buon 2022

Natale sta arrivando

Oggi vorrei parlare del Natale, non tanto della ricorrenza religiosa, sono credente ma non sono teologa o studiosa delle religioni, ma di quello che ha rappresentato e continua a rappresentare per me.

I miei ricordi risalgono a quando ero molto piccola.

Ho due fratelli ed una sorella, io sono la più giovane.

All’inizio di dicembre in casa nostra, per me che ero ancora piccolina, c’era una “strana” euforia. Da un ripostiglio “usciva” un grande albero di Natale e questo diventava oggetto d’interesse per tutta la famiglia.

Da scatole impolverate prese in soffitta, venivano fuori delle fantastiche palline colorate e luccicanti, dei fili d’argento e d’oro e tante, ma proprio tante, lucine colorate di quelle che si accendono e si spengono ad intermittenza. Poi in ultimo una stella, anch’essa con lucine colorate, che sarebbe andata sulla cima dell’albero.

Io, con occhi sempre più spalancati, guardavo i miei fratelli ed i miei genitori prendere gli addobbi e metterli sull’albero. Mi avvicinavo a queste scatole per prendere una pallina ma, in malo modo, venivo respinta dai miei fratelli i quali non si fidavano molto delle mie paffute manine, e i miei genitori che dicevano loro “non fate i prepotenti con vostra sorella”.
Una volta le palline erano rigorosamente in vetro, bellissime, splendenti ma molto fragili e quindi negli anni seguenti sostituite da addobbi in plastica. Ora ripenso a quelle opere d’arte in vetro e quanto la plastica, utile non posso negarlo, ed il suo abuso hanno fatto danni all’ecosistema.
Ecco, quello dell’albero di Natale è il primo ricordo che mi torna in mente, poi sicuramente ripenso ai tanti giochi con i miei fratelli attorno all’albero, alle letterine scritte a Babbo Natale, e ai doni che lui mi portava.
Il ricordo più caro, quello che ancor oggi mi suscita tanta emozione, è però quello dei giorni di festa passati in famiglia, tutti insieme e ai tanti “ospiti” che venivano a trovarci.
La tavola imbandita, leccornie nei piatti, le risate, gli scherzi, i giochi, la legna che crepitava nel caminetto e l’immenso affetto dei nostri genitori.
Che sogno!!!

Non preoccuparti della dimensione del tuo albero di Natale.
Agli occhi di un bambino sono tutti alti 10 metri.
(Larry Wilde)

E poi mi risveglio da questo sogno.

Mi ritrovo mamma di una splendida bambina quindi ora sarò io a dover tirar fuori scatole impolverate, ogni anno sempre più numerose, e sarò io ad osservare, con occhi benevoli, le manine paffute di mia figlia che cerca di addobbare l’albero. Verrà come verrà ma per me sarà stupendo.

Non è sicuramente semplice gestire i giorni prima del Natale. La tavola imbandita, le leccornie nei piatti, gli addobbi, non erano frutto della magia natalizia, dietro a tutto questo c’erano ore di preparativi ricavate da giorni già pieni di impegni e caotici.
Organizzare la cena della vigilia od il pranzo del 25, decidere un menù assolutamente differente da quello degli anni precedenti, fare la spesa in negozi strapieni di gente, cercare regali per i più piccoli e dei pensieri per parenti e amici.
Ci si ritrova in un turbine frenetico dal quale non sai bene se ne uscirai vivo.

Ogni anno a ripeterti “questo è l’ultimo anno che organizzo qualcosa”.
Ma poi ogni anno riorganizzi il tutto. Ti rendi conto che passi alcune ore insieme ai cari e vorresti che queste ore si moltiplicassero, che non finissero più. Non senti più fatica o stanchezza, tutto svanito.
Aveva quattro anni quando mia figlia scrisse la prima letterina a Babbo Natale (usando strani caratteri decifrabili solo da lei), me la consegnò la sera della vigilia perché la inviassi.
Poi, prima di andare a dormire, preparò un piattino con biscotti, i suo preferiti al cioccolato, ed una grande tazza di latte, lo lasciò in cucina affinché questa magica persona con barba bianca e vestito rosso potesse ristorarsi. A dire il vero, per non fargli venire un pancione ancor più tondo di quello che aveva, Alice si bevve un sorso di latte mangiò un biscotto e tutta agitata corse a letto.

Tre minuti e dormiva alla grande. Se assomigliava a me il mattino seguente si sarebbe svegliata molto presto. Quell’anno la cena della vigilia la organizzai io, sistemai la casa, non volevo che Babbo Natale la vedesse in disordine, svuotai il bicchiere di latte, misi via i biscotti e sotto l’albero sistemai i regali richiesti a Babbo Natale più un paio di libri illustrati che avevo tanta voglia che mia figlia sfogliasse.
La mattina, ancora sprofondata in un sonno ristoratore, sentii “bussare sulla mia spalla. Alice si era svegliata veramente presto, voleva che l’accompagnassi giù in sala per vedere se Babbo Natale fosse realmente passato.

Ancora oggi ho fissi in mente gli occhi sgranati e pieni di stupore di mia figlia quando vide pacchi colorati che la attendevano sotto l’albero. Li scartò con euforia incredibile, erano proprio quelli da lei chiesti nella letterina. E poi lì a farmi vedere ciò che aveva ricevuto ed io a stupirmi di quanto belli fossero e a confermare quanto bravo fosse stato Babbo Natale a portare proprio ciò che lei desiderava.

Pensavo che la sensazione di gioia fosse destinata solo ai bambini, ma viverla dall’altra parte, da quella dei genitori, è si diversa ma altrettanto grande ed indelebile.

Alice aveva forse undici anni quando, quindici giorni prima di Natale, mi disse, con mio grande stupore: Mamma, Babbo Natale non esiste. Ora ha diciott’anni, conservo tutte le sue letterine scritte rigorosamente alla vigilia ed alla vigilia noi due, prima di andare a letto, ce le rileggiamo tutte, anche quella incomprensibile. Ci divertiamo tantissimo e facciamo delle “grasse” risate.
Io con un po’ di nostalgia.

Ho due libri da consigliarti, il primo va letto come il calendario dell’avvento ogni sera, dal primo al venticinque dicembre, le pagine sono chiuse, le devi strappare lungo il bordo.
Il secondo, una storia tenera tenera, di un grande illustratore

Li tengo custoditi nella mia libreria, ma poi libero sfogo, ce ne sono tantissimi.

https://www.libreriauniversitaria.it/notte-cometa-sbagliata-storia-giorno/libro/9788879265072

https://www.mondadoristore.it/Giorno-di-neve-Ediz-a-colori-Komako-Sakai/eai978888362501/

Baby shower, cos’è?

Stavo conducendo con mio marito una vita molto spensierata, senza programmi che andassero oltre la settimana.

Poi qualche preavviso, un test di gravidanza ed il mondo cambia. Il più delle volte non è che un figlio arrivi “per caso” comunque la “rivelazione” ti lascia un momento senza appigli.

La felicità in primo luogo e poi le paure, ce la farò? Sarò una brava mamma? Quando piangerà come farò a capire se sarà per le coliche, per la fame o per il sonno?
Poi domande forse più banali ma alle quali una risposta la si deve pur dare: Che culla dovrò comprare? E la carrozzina? L’ovetto servirà già da subito?
Naturalmente ho iniziato col chiedere consigli a mia madre ed alle mie amiche già mamme, ad andare in negozi specializzati e consultare siti internet.
Un bombardamento incredibile. Tre mesi, i primi, di confusione totale.
Poi il pargolo nasce e la realtà prende il sopravvento. Piange, devo cambiarlo, lo faccio sul fasciatoio in camera o quello in bagno (due me ne hanno regalati)?

Una bambina nasce, le sorridono tutti, qualcuno la stringe, qualcuno la accarezza e poi un giorno si ritrova mamma.

Un racconto intimo, un diario nel diario, un pensiero nella testa, una parola in bocca.

Ero da poco tornata a casa dopo il parto, sono le due di notte, piange: ha ancora fame.
Il biberon, l’unico in quel momento, è da lavare, in compenso ho tre scalda biberon (dico 3).

Parenti e amici sono stati veramente molto cari e presenti ma anche molto scoordinati. Non c’è stato scambio di idee e tutti, pensando di fare dei regali originali, hanno tralasciato i più ovvii.
Quando sono diventata mamma, molti accessori, ora in commercio, non esistevano ancora.
Curiosando in internet ne ho trovati alcuni che avrei certamente acquistato. Il robot per la cucina è tra questi. E’ un accessorio multifunzione che dà la possibilità di cucinare al vapore, frullare, sterilizzare e scaldare il biberon. Avrei risparmiato tempo nel cucinare e spazio in cucina,
sempre avaro per quanto grande possa essere.

Ho scoperto, con grande stupore, culle che oscillano da sole grazie ad un meccanismo elettrico simulando un viaggio in auto e fa addormentare il bambino che avrà la sensazione di essere in macchina. Il materasso culla il bambino avanti e indietro, ha le luci laterali che simulano il traffico della strada e un altoparlante riproduce il rumore del motore sotto la culla.

Io invece allungavo sempre la strada dal nido a casa., sperando mia figlia facesse un pisolino affinché potessi preparare qualcosa per la cena, per fare una lavatrice o anche solo per rilassarmi un po’.

E allora andiamo a scoprire cos’è il baby shower e libero spazio alla lista dei regali.

Il baby shower è una festa organizzata per la futura mamma e per il nascituro.
Shower letteralmente significa doccia, in questo caso una doccia, noi diremmo una cascata, di regali per il bambino ed anche per la mamma.
Il baby shower arriva dall’America ma, sempre più, si sta diffondendo in Europa e quindi anche in Italia.
Tradizionalmente è una festa al femminile, è solitamente organizzata dalle amiche e parenti della mamma per la futura nascita del primogenito ma ciò non toglie che la si possa organizzare anche per gli altri figli o che si possa estendere l’invito anche agli uomini.

La festa viene organizzata dopo il primo trimestre di gravidanza, quello più delicato, e fino a poco prima dell’ottavo mese, il periodo più faticoso.
E’ questa un’occasione per coccolare la mamma e per farle dei regali utili, sia per lei che per il bambino.
Come dicevo, solitamente la festa è organizzata dalle amiche e dalle parenti della mamma, quindi penseranno prevalentemente loro agli inviti, al rinfresco e a stilare una lista di regali così da non avere dei doppioni.
Si può scegliere di regalare calzini, body, cuscini per allattamento, utilissimi anche durante la gravidanza.
Regali graditissimi possono essere biberon e scalda biberon, bavaglie, seggiolini e marsupi.

Molto utili anche i cuscinetti con semi di lino da usare caldi per le coliche e le “nanne” ovvero piccoli “amici” in stoffa per far compagnia al bambino nella culla o nella carrozzina.
Quindi, come vedete, per i regali si può dare spazio alla fantasia.
A volte durante questa festa si annuncia anche il sesso del nascituro. Negli Stati Uniti sovente si usa riempire dei palloncini con dei foglietti rosa o blu e poi si fanno scoppiare rilevando così il sesso del bambino.
Per la festa si può dare libero sfogo alla creatività, organizzare il buffet a seconda dell’orario in cui si svolge, si possono prevedere dei simpatici giochi, ad esempio una caccia al tesoro per “scovare” i regali, giochi ideati per ridere e per passare così, in leggerezza, un po’ di tempo.
Ecco questo è il baby shower, non solo un’occasione per fare dei doni che saranno utilissimi dopo la nascita del bambino ma anche una gioiosa festa per coccolare la futura mamma e farle sentire il calore e la vicinanza delle persone più care.

Per approfondire vi lascio un link di un blog che seguo sempre molto volentieri, trovando sempre argomenti molto interessanti.

https://www.gravidanzaonline.it/gravidanza/baby-shower.htm

I Bimbi in Bici

Le scuole si sono riaperte, gli asili nido, le scuole materne e le elementari si sono finalmente ripopolate di allegri vocii.
Davanti alle entrate sono di nuovo parcheggiate le automobili, di genitori sempre in baruffa con l’orario di lavoro (come spesso lo ero io), e tantissime biciclette.
Dalla materna a tutte le elementari, ho quasi sempre accompagnato nostra figlia in bici.
Sono nata in Pianura Padana, in provincia di Padova.

La bici è un mezzo presente in ogni casa. Complice la morfologia del luogo dove sono nata, si impara a camminare e a pedalare quasi contemporaneamente.
Ho sempre amato andare in bici.

Da piccola mi dava la sensazione di poter arrivare dove volevo, andavo in paese, giravo per i quartieri con le mie amiche.

La sensazione di libertà mi pervadeva.
E poi è sempre stato il mezzo “naturale” di trasporto, all’inizio per andare a scuola e poi per recarsi al lavoro. E’ economico, veloce e salutare.

“ Contrariamente a quello che succede quando sono in macchina, dove il paesaggio si dà a vedere e non ad essere, in bicicletta io ci sono seduto dentro “
(Paul Fournel)

Ero piccola e spensierata, con le mie amiche “sfrecciavo” in bici per le vie del paese, su e giù per i marciapiedi schivando i pedoni.

Qualcuno ci urlava contro, altri invece sorridevano ricordando che anche loro alla nostra età, 5 o 6 anni, facevano l’identica cosa.

L’incoscienza dei bambini.

Il pericolo non lo avvertivamo. Le cadute erano all’ordine del giorno, le ginocchia sbucciate e i rimbrotti della mamma erano la quotidianità.
Non usavamo il caschetto. In Italia l’obbligatorietà per i motociclisti è in vigore solo dal 1986, mentre per i ciclisti non è obbligatorio, è fortemente consigliato, ma non obbligatorio e non solo in Italia ma nella quasi totalità dei paesi del mondo.
Il Veneto oggi ha una estesa rete di ciclovie.
Grazie a impegnativi lavori, sono stati recuperati argini, linee ferroviarie dismesse o vecchi tratturi che ora si possono percorrere tranquillamente in bicicletta, facendo così crescere, in numero considerevole, l’affluenza di cicloturisti.
Si crea cosi un circolo virtuoso, più ciclovie più cicloturismo, più salvaguardia del territorio sia artistico che naturalistico, più investimenti sulla ricettività ed ancora più km di piste ciclabili in progetto.

 

Che meraviglia!!!!!

Un paio di domeniche fa, complice una giornata con il cielo di un intenso azzurro ed una temperatura ideale, ho percorso l’anello fluviale di Padova. Tanta gente a piedi ed ancor di più in bici. Mi mette allegria vedere così tanta gente in movimento, soprattutto dopo le varie restrizioni dovute al Covid.

Tanti “ciclisti” erano genitori con i loro figli, spesso piccolissimi, seduti sul seggiolino.
Una grande percentuale di questi bambini però non indossavano il caschetto.
Lo so, nella nostra cultura il caschetto non è molto considerato mentre, sopratutto nei paesi nordici dove l’uso della bicicletta a volte sovrasta quello delle auto, è considerato parte integrante.

I bambini spesso sono distratti o, come dicevo all’inizio, non hanno la percezione del pericolo quindi è raccomandabile farli indossare ancor più se neonati seduti sui seggiolini.
Vi lascio un paio di link dove potrete trovare consigli e raccomandazioni sul trasporto dei bambini in bicicletta
https://urban.bicilive.it/trasportare-bimbi-in-bici-primi-mesi-di-vita/
https://www.nostrofiglio.it/famiglia/neonato-in-bicicletta

Il rientro al nido

Mi ricordo ancora, come se fosse ieri, la faccina delusa di mia figlia quando, dopo un’estate lunga e in simbiosi con me, mi fissò, esprimendo tutto il suo sgomento, davanti alla porta dell’asilo nido.

Ho sempre pensato che il contatto con altri bambini sin dai primi mesi di vita siano educativi e aiutino l’autostima.
Ma chi, tornando a casa con il seggiolino vuoto, non si è fatto almeno un piccolo pianto e tentato di scacciare quel senso di colpa che ci attanaglia lo stomaco?

Quanto è dura per il bambino vincere la naturale ritrosia a svegliarsi e ad uscire dal rassicurante tepore del suo lettino.

Quanto dura è per una mamma convincerlo di questo e poi correre a preparare il biberon e la sacca del cambio e poi i salti mortali nel cercare di combinare l’ultima passata di rimmel tendendo l’orecchio ad ogni “rumore sospetto”

Nel tentativo di calzare l’ ultimo calzino pensare che forse era meglio mettere quelli verdi con il pantalone blu. Ultimi attimi ormai sei già in auto, lasci cadere la borsa sul sedile davanti mentre agganci la cintura, cercando di fare le facce più strane per strappare un sorriso, quel sorriso che ti accompagnerà fino a sera.

“Il sorriso più bello del mondo”

Mettere la musica che gli piace tanto e cantarla a squarciagola mentre l’unica cosa che vorresti è quel caffè che hai lasciato in cucina vicino al portafogli e che non sei riuscita a bere.
….. e mentre parcheggi e guardi lo specchietto retrovisore, ti accorgi che ti sta guardando con occhi d’amore e ti strappa un sorriso.
Lo prendi tra le braccia, lo solletichi sotto il mento assaporando ancora quel profumo meraviglioso che è la vita, che è la tua vita.
Arrivata, la porta si apre e l’insegnate ti viene incontro, le braccine si allungano verso di lui e ti senti tradita ma in quel momento gli sguardi si incontrano scambiandosi la muta promessa di abbracciarsi il prima possibile.

Quando diventiamo genitori ci viene il dubbio: nido sì o nido no?
E’, molte volte, una decisione sofferta, decisione spesso obbligata dagli impegni di lavoro, dalla lontananza dei nonni o della difficoltà di trovare una babysitter. E’ però anche rassicurante vedere che la maggior parte delle strutture sono valide, con personale con una elevata professionalità. Mia figlia a volte, prima di uscire dal nido, si attardava ancora a giocare o a farsi coccolare da qualche operatore.

Ancora oggi che ha18 anni mia figlia a volte incontra una operatrice che le era particolarmente affezionata e si soffermano a parlare.
Quello che ho descritto era la mia quotidianità, non oso pensare quale possa essere quella di tante madri, di tanti genitori in quest’epoca di Covid. La “normalità” è stata stravolta, sono venuti meno punti di riferimento importantissimi e ormai consolidati.
Gli asili nido chiusi, i nonni in quarantena e la casa spesso diventata ufficio con lo “smart working”.
I continui cambiamenti di ritmo, orari non più certi avranno sicuramente pesato molto sulla conduzione familiare.
Ora finalmente si intravede uno spiraglio.
Si iniziano di nuovo a sentire le voci gioiose dei bambini nei parchi, si sono di nuovo organizzati Grest e campi estivi dove, finalmente, i bambini si sono potuti incontrare di nuovo e giocare insieme.

Vorrei comunque dare qualche piccolo consiglio per il ritorno dei figli al nido, iniziare qualche giorno prima della ripresa ad anticipare il risveglio dei bambini, in questo modo loro non avranno lo shock di alzarsi vestirsi e partire e tu avrai la possibilità di fare tutti i preparativi con più calma e fare qualche coccola in più.

Non fare promesse che sai che non potrai mantenere.

Fagli portare il suo orsacchiotto o la Nanna, almeno nel primo periodo, lo rassicurerà.

Fai un respiro profondo e fatti vedere forte rassicurandolo del tuo ritorno prestissimo.

Infine, ma solo infine se hai bisogno di qualche consiglio in più, ti lascio un link dove troverai informazioni utili.

La piattaforma di Nostrofiglio.

https://www.nostrofiglio.it/bambino/istruzione/inserimento-nido-consigli-genitori

 

Il disegno infantile

Chi di voi non ha un disegno del proprio figlio attaccato in bellavista in cucina o in ufficio, io personalmente ancora custodisco interi quaderni scarabocchiati, perché sono frutto di ricordi, le prime espressioni di linguaggio quando ancora verbalmente non c’erano.

Macchie di colore ai nostri occhi senza senso, ma se vi fermate un’istante e vi fate spiegare il disegno, rimarrete a bocca aperta.

Ho sempre amato il disegno sin da piccola, ho però maturato la consapevolezza del mio amore per la pittura solo in età adulta quando non riuscivo a staccare gli occhi da un quadro e mi si fermava il cuore facendo scendere una lacrima dai miei occhi.

“Il vero talento per il disegno si manifesterà spontaneamente, non si daranno lezioni intese ad aiutarlo, quelle cattive lezioni che, invece, potrebbero persino soffocare il naturale interesse”

(Maria Montessori).

Non so ma penso di essere affetta dalla sindrome di stendhal, in ogni caso, quando mia figlia per la prima volta iniziò a prendere in mano una matita e formare i primi tratti incerti ho subito messo a disposizione pennelli, matite colorate, carta e cartoncini.

Restavo emozionata ad ogni piccolo sviluppo, lasciandola libera di esprimersi in ogni direzione, spesso anche sui muri, ma non potevo biasimarla, lo facevo anch’io, in maniera un po’ più elaborata, ma sempre disegni erano.

Adoravo ogni disegno riuscendo perfettamente a capire la sua lingua espressiva.

I bambini hanno il vantaggio di essere liberi da schemi, non hanno paura dei giudizi negativi, è molto importante incoraggiare il bambino e farlo sentire sempre opportuno anche se disegna mari rossi e cieli colorati, avranno sicuramente una spiegazione, non lasciatevi influenzare dagli occhi di un’adulto ormai troppo cieco, fatevi spiegare il perché di certe soluzioni, il bambino sarà molto orgoglioso di accogliere la vostra richiesta spiegandovi tutto in maniere esaustiva, cosa che non succede più da grandi.

Poi arriva l’asilo e inizia tutto a cambiare. I maestri iniziano a valutare le singole “capacità” e a spingere i bambini a diventare tecnicamente sempre più “bravi” in ciò che fanno.

I disegni diventano più elaborati ma anche a globalizzarsi con il resto dei compagni, e se qualche particolare devia dalla normalità diventa parola di discussione. Le figure iniziano ad avvicinarsi alla realtà, la fantasia lascia posto alla tecnica e sarà un continuo: hai visto mio figlio come disegna bene? Il gatto assomiglia proprio ad un gatto! E quell’albero? Magnifico ha disegnato tutti i fiorellini rosa, è un pesco si vede benissimo! Così, un po’ alla volta, la fantasia e l’espressività lasciano pian piano posto alla tecnica, a volte un po’ fredda.

Sicuramente fa parte dello sviluppo ed è tutto normale, ma se, invece di influenzarli e spingerli a riprodurre fedelmente ciò che hanno di fronte, si lasciassero liberi di interpretarla come loro la vedono?  non sarebbe più bello ?
I primi tratti dei bambini sul foglio bianco mancano di ordine, non hanno ancora sviluppato la coordinazione tra mano, occhio e cervello, ma ci mettono tanta energia a volte coinvolgendo tutto il corpo, sono concentrati, per loro è uno sfogo terapeutico, successivamente capiscono la pressione data dalla mano, a creare linee rette o circolari.
Solo dai 3 anni in su inizierà a sperimentare altre forme e simboli, la mamma, il papà, così bravi a cogliere piccoli particolari che ci identificano, il nostro maglione preferito, quel ciuffo di capelli ribelle, è così sorprendente come i loro occhi siano così attenti a particolari quasi insignificanti per noi.

Non tutti i bambini iniziano a disegnare nei tempi di sviluppo stabilito, tuttavia non bisogna preoccuparsi, non serve insistere troveranno loro il momento giusto per iniziare.

Amo il disegno, ma sopratutto penso di amare quello che rappresenta, amo i pennelli e più sono consumati più li amo perché raccontano una storia, amo i colori adoro il profumo che rilasciano, se potessi li mangerei come fece Van Gogh che si dice andasse pazzo per il giallo tanto da mangiarlo direttamente dal tubetto, convinto che la felicità sarebbe entrato dentro di lui, non tutti sanno che invece il pittore era affetto da xantopsia una distorsione della percezione che gli faceva vedere il mondo intorno più giallo della realtà, da questo la sua ossessione per il colore giallo.

Allora se pensate che vostro figlio sia un artista eccezionale, o se amate sconsideratamente quel disegno vi segnalo un link dove avrete la possibilità di farvi creare una borsa o un accessorio con il disegno dell’artista, dateci un’occhiata, un’idea molto carina e geniale.
https://www.gazpacho.ink/mi-disegni/

Viaggiare con i bambini

Per tutte le neo-mamme, che si apprestano ad organizzare il primo viaggio con il proprio piccolo lontano dalle mura sicure e rassicuranti della propria casa, voglio svelare un segreto: non ce ne sono.

Il periodo appena trascorso ci ha costrette, causa restrizioni covid, a stare chiuse in casa o, comunque, con una libertà di movimento molto ridotta e la possibilità di viaggiare solo un lontano ricordo.

Ora finalmente la situazione sta migliorando, arriva l’estate e con essa la voglia di vacanze.

Per le neo mamme, per i neo genitori la cosa può creare ansia e dubbi
La mia prima vacanza da mamma la feci dieci giorni dopo il parto. Forse un tantino presto, ma quattro mesi vissuti (gli ultimi quattro mesi di gravidanza) con un caldo torrido eccezionale, mi fecero fuggire in montagna sul greto di un torrente.

Ricevuta la proposta non mi feci pregare due volte, preparammo i bagagli e partimmo!
Genitori un po’ mal organizzati tanto che, dopo due giorni, mio marito dovette scendere a valle per prendere le medicine per le coliche, ed allora più che un periodo di relax, diventò un momento di preoccupazione. Piange, perché? Ha dormito abbastanza? Poco? Ha caldo? Ha freddo?
A ripensarci ora, dopo molti anni, ricordo benissimo, con il sorriso tra le labbra, tutti i momenti di una mamma che mi sembrava maldestra.
Adesso che mia figlia va verso il 18simo compleanno, credo di non aver fatto danni, anzi è cresciuta forte, intraprendente, insomma una buona viaggiatrice.

Non dico che sia semplice viaggiare con un bambino, molto dipende da quello che noi, da prima di essere genitori, eravamo. Qualcosa cambieremo di sicuro nell’affrontare viaggi, non metteremmo mai in pericolo nostro figlio.
Difficoltà sicuramente ne incontreremo e ahimè queste aumenteranno con la crescita del bambino
Quando sono in fasce e non camminano, spesso è più semplice, lo puoi tenere in braccio, in carrozzina, il più del tempo dorme, mangia e ….
Lo possiamo portare nei musei, in luoghi di nostro gradimento, avendo l’accortezza di non perderlo nemmeno un secondo di vista, accertarsi che non sia ne troppo freddo ne troppo caldo.
Fino a che non avranno compiuto l’anno di età l’unica nostra preoccupazione credo sia quella di avere sempre dei servizi (farmacie o strutture pediatriche) a portata di mano.
Se lo allattiamo ancora al seno, la cosa è ancora più semplice, non dobbiamo preoccuparci dei pasti, io ho allattato mia figlia fino al 6 mese aspettando di iniziare lo svezzamento una volta rientrati da un viaggio coast to coast in Spagna.
Quando superano l’anno, le esigenze dei bimbi cambiano, iniziano a camminare, vogliono scendere dal passeggino, cominciano, giustamente, ad avere le proprie iniziative.
Ma tutto è normale, da questo momento sarà la nuova nostra normalità. Si inizierà a tener conto delle esigenze del bambino.
Noi non ci siamo mai fatti troppi problemi, abbiamo viaggiato in aereo, in camper, in treno e macchina, soggiornando in campeggi o soste libere in camper, in case di amici o parenti, b&b o hotel. Le mete erano: ovunque! Al mare o al lago, in montagna o in città. Tutto questo tenendo sempre conto degli orari per mangiare, per il “riposino” pomeridiano, e i momenti per le giostrine o parchi divertimento. Vi assicuro che non è affatto duro come potrebbe sembrare, anzi è stato uno spasso e lo ricordo con estremo piacere.
Adesso, per via del Covid, il momento è ancora molto incerto ma sicuramente vivere all’aria aperta, che sia mare, montagna, lago o campagna aiuterà il bambino a rifarsi di tutto il tempo costretto dentro. Questo servirà moltissimo anche a noi, il bisogno di staccare il più delle volte è di vitale importanza per tutta la famiglia.
Non importa che siano vacanze da sogno, isole deserte, chalet in montagna, a volte basta anche un giorno in qualsiasi, il nostro bambino ci ringrazierà, il momento delle condivisioni senza le distrazioni segnate principalmente dal lavoro, sarà un bel regalo.
Ciò nonostante, ci sono degli accorgimenti per non trovarci impreparati.
Iniziate a fare una lista di tutto quello che vi serve, praticamente quello che usate già a casa, ma tranquille se qualcosa viene scordato lo potete tranquillamente acquistare nel posto di villeggiatura, sempre se non dovete andare in una tenda in mezzo al deserto (ma spero di no).

La borsa da viaggio deve sempre contenere pannolini, salviettine, biberon per l’acqua,
Per esperienza personale portate un piccolo kit medicinale con cerotti, termometro, e medicine necessarie, crema solare, crema e stik dopo zanzara, se possibile un telo leggero da appoggiare sopra la carrozzina o al lettino, disinfettanti mani. Le farmacie le trovate ovunque e saranno pronti a darvi validi consigli.
IL KIT che non deve mai mancare sono le copertine presenti nel mio catalogo, le trovate di varie forme e dimensioni, leggere da trasportare, utili in qualsiasi occasione Se sceglierete il coordinato vi troverete con il lenzuolino in mussola di cotone certificato da usare anche come asciugamano in spiaggia o nelle serate un po’ fresche. Troverete poi il piumino leggero, utile anche come supporto nelle culle, nelle serate più fredde, o semplicemente come giaciglio per il sonnellino pomeridiano. La Nanna da viaggio, il pupazzo per la nanna, ultraleggero e dolce compagno del tuo bambino, in più il cuscinetto per le coliche dei primi mesi, utile sia caldo, che freddo per colpi di calore o qualche piccola botta. Con semi di lino e fiori di lavanda diventa un accessorio utile anche per i più grandi.
Per la Pappa, se siete in periodo svezzamento, ricordarsi di portare un contenitore termico per la pappa, uno scalda biberon è indispensabile semmai uno di quelli che funzionano con le apposite prese della macchina. Un seggiolino da tavolo, ci sono quelli in stoffa che non occupano molto spazio una volta piegati.
Per la culla, se non siete sicuri di trovarla nella struttura, in commercio ci sono modelli leggeri e che si possono piegare da campeggio.
Anche con il passeggino cercate di averne uno di quelli ultra leggeri e pieghevoli, veloci da caricare e scaricare dall’auto.
Al mare attenzione a non esporli mai ai raggi del sole nelle ore più calde, come costume usate le mutandine a pannolino
In montagna ricordarsi di portare un piumino leggero in qualsiasi stagione.
Un marsupio per le lunghe passeggiate che sia al mare o in montagna è sempre utile, comodo e veloce.
Mi raccomando non dimenticate mai un libro di fiabe ,la vostra voce lo farà sentire al sicuro, non ne servono molti ,sceglietene uno, ai bambini piace la ripetizione, li rassicura.

Viaggiare è bellissimo, ce ne siamo resi conto in questo periodo, costretti a casa, per i bambini è salutare e li aiuta a crescere, li renderà sicuramente pirati, avventurieri, fatine dei boschi, a voi l’immaginazione, create voi la trama del film.
Se siete scarsi di idee e siete temerari ecco il link 100 viaggi da fare con i bambini.
http://thefamilycompany.it/2015/01/13/100-viaggi-con-bambini/

Il lupo delle fiabe è cattivo?

Spesso il lupo è paragonato ad una figura di paura, nelle fiabe, soprattutto è il cattivo che distrugge la casa dei poveri porcellini e che se li vorrebbe mangiare, oppure in cappuccetto rosso che ingordo e cattivo si divora la nonna.
Gli animalisti e non solo si muovono in difesa di questo animale, anche in via di estinzione, per tanto tempo bullizzato.
Sicuramente hanno ragione, non esistono animali cattivi, così come squali e orsi, essi si comportano in natura per una loro esigenza di sopravvivenza, avvicinarsi a questi animali è pur sempre pericoloso, ma non per questo sono divoratrici di nonne e bambini.
La paura è un’emozione molto importante, i bambini per primi ne vengono a contatto sin dai primi mesi di vita, nella stanza al buio, lontani dai genitori, lasciati al nido per la prima volta.

Il lupo in questo caso è solo una metafora, ma quello che la fiaba vuole insegnare è che esistono le paure e vanno affrontate.

Tutti noi genitori vorremmo che i nostri figli non dovessero mai trovarsi di fronte alla paura, ma purtroppo non possiamo sostituirci a loro e dovranno affrontare queste emozioni superandole e quindi crescere.
Ecco che il bambino si identifica in cappuccetto rosso nella sua emozione di paura e sopratutto nel superamento di essa.

I bambini vogliono ascoltare storie di paura, sperimentando e superando con le storie altrui, senza esserne coinvolti personalmente.

Nei primi anni di vita il bambino inizia a conoscere l’ambiente circostante, dove il mondo appare caldo, amorevole e sicuro giustamente protetto dalle nostre attenzioni, ma con la crescita e lo sviluppo il bambino entra a contatto con ambienti esterni, sperimentando e arricchendo il proprio bagaglio emozionale, ecco che comincia ad interagire e confrontarsi con esperienze reali e non più sotto la nostra ala protettrice, rendendoli man mano più forti e solidi.

Quindi rispondendo alla domanda di prima, Il lupo delle fiabe è cattivo?

Certo è importante che lo sia, solo in questa maniera il bambino riconosce la paura, la comprende e la supera.

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