Mi ricordo ancora, come se fosse ieri, la faccina delusa di mia figlia quando, dopo un’estate lunga e in simbiosi con me, mi fissò, esprimendo tutto il suo sgomento, davanti alla porta dell’asilo nido.
Ho sempre pensato che il contatto con altri bambini sin dai primi mesi di vita siano educativi e aiutino l’autostima.
Ma chi, tornando a casa con il seggiolino vuoto, non si è fatto almeno un piccolo pianto e tentato di scacciare quel senso di colpa che ci attanaglia lo stomaco?
Quanto è dura per il bambino vincere la naturale ritrosia a svegliarsi e ad uscire dal rassicurante tepore del suo lettino.
Quanto dura è per una mamma convincerlo di questo e poi correre a preparare il biberon e la sacca del cambio e poi i salti mortali nel cercare di combinare l’ultima passata di rimmel tendendo l’orecchio ad ogni “rumore sospetto”
Nel tentativo di calzare l’ ultimo calzino pensare che forse era meglio mettere quelli verdi con il pantalone blu. Ultimi attimi ormai sei già in auto, lasci cadere la borsa sul sedile davanti mentre agganci la cintura, cercando di fare le facce più strane per strappare un sorriso, quel sorriso che ti accompagnerà fino a sera.