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La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Categoria: News

C’era una volta : Le Vacanze

Ciao cara lettrice

Eccoci arrivati al nostro appuntamento mensile .
Spero che sia divertente condividere con me pezzi della mia vita, pensieri, ricordi e considerazioni.
Oggi è un’assolato giorno di fine luglio, primo pomeriggio.

Sono seduta in poltrona, le imposte socchiuse, ascolto il frinire delle cicale che, come un mantra, mi rilassa e mi porta indietro alla mia gioventù, del termine delle scuole e le lunghe vacanze da godere.

C’era una volta la vacanza estiva, iniziava poco prima della fine della scuola a risultati già acquisiti.

Già ai primi di giugno l’aria vacanziera si insinuava nella pelle, tra le ossa. Durava tre mesi, fino a settembre ed in questo periodo ci si scordava dei compiti, delle lezioni e delle tanto temute interrogazioni.

L’unico nostro pensiero era quello di giocare, giocare, giocare.

Non avevo mai il problema di sentirmi sola, anzi ogni tanto ne sentivo l’esigenza.

La giornata era scandita da ritrovi in bicicletta con gli amici, il ghiacciolo comprato nel bar del paese, lunghi pomeriggi sonnolenti ad aspettare che gli adulti si riposassero e che il gran caldo desse un po’ di tregua. In questi momenti era severamente vietato urlare ridere e correre, a me piaceva scrivere sul diario qualche pensiero, qualche segreto, a disegnare e poi via, di nuovo fuori con gli amici che le quattro mura erano troppo strette. Si ritornava la sera sporchi, accaldati e felici, a contendersi la doccia per poi potersi sedere per primi a tavola.

E poi c’erano le gite al mare! Poco meno di 30 km ma era un viaggio, un’avventura. Sveglia presto la mattina, indossare i costumi, colazione e via. In sei stipati sulla 127 verde di mio papà, naturalmente senza aria condizionata, carichi di giochi, salvagente, asciugamani, bevande e panini.
Bagni e castelli di sabbia.

Castelli di sabbia e bagni.

Ghiacciolo! Tutto il giorno così, fino al tramonto. Un po’ alla volta si recuperavano asciugamani, secchielli e palette. Metter via le bocce che ne mancava sempre una all’appello ed allora caccia al tesoro. Eccola eccola gridava un mio fratello, ma no è una conchiglia rispondeva mia sorella e così finché, finalmente, la si trovava.
Come montavamo in macchina il sonno vinceva sulla nostra eccitazione ormai scemata. La nostra pelle reclamava il fresco di una doccia, la 127 reclamava una pulita a fondo. Gli unici a non reclamare mai erano i nostri genitori, sicuramente più stanchi di noi ma divertiti dal nostro entusiasmo.

Giugno e luglio trascorrevano così e poi: Finalmente Agosto!

Agosto casa nostra diventava un porto di mare, l’approdo certo di tutti quei parenti che, per vari motivi, ormai vivevano lontani dal paese natio. Parenti, per noi bambini/ragazzi, significava principalmente l’arrivo dei cugini. I primi momenti a guardarci timidamente, a stupirci di come “eravamo” cambiati in un anno ma poi tornavano i gesti di sempre, quelli conosciuti da una vita e la timidezza di colpo svaniva.

Si iniziava sempre con dialetti o lingue da decifrare, poi con racconti e novità da scoprire e nuovi giochi da imparare.
E dolcemente agosto passava così, tra sagre, gavettoni, angurie, in un tempo indefinito. Poi le prime partenze, i primi saluti, i primi abbracci e la voglia che un’altro anno arrivi veloce per incontrarci di nuovo.

Settembre, inforco di nuovo la bici, l’andare è un po’ lento, il mio spirito sognante. La strada che percorro sarà la stessa per nove mesi.

La prima campanella mi riporta definitivamente sulla terra.
Uno stentoreo “Buongiorno ragazzi” mette fine al brusio di ritrovati compagni.
Aprite il libro a pagina 10 è la conferma che un nuovo anno è iniziato, tutto il resto è alle spalle.

Poi apro il diario, mi scivolano per terra alcune cartoline spedite dai miei cugini con saluti e qualche ricordo. Le raccolgo lesta, le guardo e penso, sì è tutto alle spalle ma quanto divertenti sono state le vacanze?

P.S.
Spesso riguardo le cartoline di molti anni fa, le stesse che mi sono scivolate fuori dal diario. Oggi non potrebbe succedere questo, al massimo potrebbe cadere un telefonino aperto su whatsapp ed un po’ mi dispiace.

BUONE VACANZE

E adesso… che si fa?

Ciao neogenitori!
Avete scollinato e finalmente siete tornati a casa, in quel nido che avete iniziato a
preparare tanto tempo fa! (vi ricordate, il nostro ultimo articolo?)

Adesso viene quel momento un po’ caotico, un po’ alienante e un po’ speciale in cui vi
iniziate a conoscere sul serio.
Quel bambino che abitava i vostri sogni e pensieri è qui, più reale che mai!

Continua il nostro piccolo viaggio alla ricerca di ciò che davvero può essere messo nella
valigia di un genitore appena nato.
Siete lì, stanchi ma felici e vi chiedete: “Di cosa ha bisogno il mio bambino?”
(Oltre a voi, naturalmente!)

Per praticità potremmo pensare di suddividere i bisogni di un neonato in tre grandi aree,
diverse per tema ma sempre interconnesse e intrecciate tra loro.

Ci sono bisogni fisiologici, che riguardano la fisicità (il corpo ma non solo!) e il modo in
cui il bambino entra in contatto con il mondo e lo conosce.

Ci sono bisogni legati alla sfera sociale ed emotiva, in cui il bambino si relaziona con le
proprie emozioni attraverso le esperienze e l’incontro con le altre persone, mamma e
papà soprattutto.

E poi ci sono bisogni logistici, che riguardano tutti quegli strumenti o accessori che ci
aiutano ad alleggerire il carico nell’accudimento e cura del bebè. (e di cui meglio non
abusare!)

Il nostro bambino, bambina, prima di tutto, ha bisogno di:
contatto, ovvero di essere “nutrito” da quel legame di pelle, di sangue e di familiarità
che è iniziato nella pancia e continua anche dopo la nascita;
protezione, cioè di sentirsi accolto, rassicurato, coccolato e “contenuto” fisicamente
ed emotivamente;
riposo, cioè di sentirsi al sicuro e di potersi abbandonare al sonno e alla quiete;
cura ed igiene, cioè di essere pulito e accudito nel mantenimento della sua salute;
cibo, cioè di essere nutrito e saziato (tetta/biberon lo sceglierete voi!).

Poi ci sono tutte quelle necessità legate al suo sviluppo emotivo, al suo crescere nelle
comunità sociale:
– un bebè ci chiede amore e affetto, per sentirsi pensato e riconosciuto in tutto ciò che
è e che fa;
– un bebè ci chiede di potersi esprimere, di comunicarci i propri desideri con il
linguaggio di cui è capace, e ci chiede di essere ascoltato, di accoglierli e
comprenderli;
– un bebè ci chiede di poter diventare autonomo e di disporre di quella libertà
necessaria per mettersi alla prova, di poter giocare, esplorare, sentendoci vicini e
fiduciosi nella sue capacità;
– un bebè ci chiede anche regole e limiti, per sentirsi protetto e custodito nella sua
crescita e per poter imparare ad affrontare ciò che conosce e ciò che non conosce.

Se siete arrivati fin qui, siete già a buon punto!
Il lavoro di genitori vi richiede di instaurare una buona relazione, di darvi quel tempo
adeguato per conoscervi e iniziare a comunicare e capirvi!
Questi dovrebbero essere i vostri primi pensieri.. i più importanti!

Concretamente cosa ci vuole per partire?
> un posticino per dormire, che sia culla, “next to me”, lettino… in camera vostra,
preferibilmente!
> un posticino dove essere cambiato, lavato, massaggiato anche… possibilmente
vicino all’acqua e con tutti gli oggetti per la cura a portata di mano (detergente,
asciugamano, pannolini)!
> un posticino comodo per allattare, perché sarà importante stare “sereni” in una
posizione che ci impegnerà alcune ore al giorno! (magari con un supporto tipo cuscino
classico, da allattamento etc).
> un posticino dove essere trasportato, che sia in auto o a piedi, sempre in sicurezza e
con sostegni adeguati alla sua età e al suo sviluppo psicomotorio. (fascia, passeggino,
seggiolino e via con la fantasia!)

Palestrine, giochi, ciucci e seggioloni… possono aspettare qualche settimana o anche
mese!
Per tutto il resto… la vostra casa crescerà insieme al vostro piccolo!

Buona partenza, genitori!

Estate

Metà giugno, pochi giorni fa.
Dopo tanto torno nella casa dove ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza. Mi siedo sotto il pergolato per ripararmi dal sole alto.

Mi guardo intorno alla ricerca degli spazi conosciuti, dei punti di riferimento della mia gioventù.

Un gatto viene a strusciarsi sulle mie gambe, alla ricerca di coccole o forse di cibo. Lo prendo in braccio, lo accarezzo e fa le fusa.

Poi un forte rumore, il gatto scappa, io mi giro verso quel rumore che ora si è trasformato in borbottio, hanno sicuramente avviato qualche storico trattore usato per l’aratura dei campi. In “Villa Papafava”, oggi c’è la festa della trebbiatura, in esposizione ci sono mezzi e strumenti agricoli antichi.
Villa Papafava (famiglia nobile padovana i Papafava) è la maggior attrazione del mio piccolo paese a sud di Padova, una villa padronale costruita tra il XVI e XVII secolo.

Mi alzo e mi avvio a piedi verso la festa, tanti ricordi mi tornano alla mente.

Ultimi giorni di scuola, il sole è alto su di me. Il caldo opprimente. I verdi steli acerbi hanno lasciato il loro posto a lunghe spighe dorate.

Per me l’estate sono le cicale, i campi dorati, i trattori che lasciano dietro di loro gialli covoni di paglia, le gambe sempre piene di graffi per il correre sfrenata nei campi arati.
Piccoli semi , “abbandonati “ in autunno in lunghi canali, sono oggi le messi che si offrono a noi per diventare pane fragrante, saporita pasta, golosi dolci.
Tutto da un piccolo, piccolissimo seme.

Rifugiata nel mio laboratorio inizio un progetto. Tante nuove idee mi girano nella testa, spero di fare in tempo a realizzarle tutte prima che altre prendano il sopravvento.
C’è un cane che abbaia e il suo abbaiare mi distoglie dal lavoro.
Ripenso ai pochi giorni passati in campagna nella mia vecchia casa, credo che dovrei tornarci più spesso a godermi della natura che la circonda, a svegliarmi col canto del gallo, a rilassarmi col frinire pomeridiano delle cicale e a cercare le lucciole dopo il tramonto, mentre i grilli, nottambuli come sono, sostituiscono il loro frinire a quello delle cicale, ormai esauste dopo una lunga giornata.

Prometto a me stessa che lo farò.

Bene riprendo in mano la mia matita che, sempre più corta, traduce in segni i miei pensieri, i miei voli fantastici.
Un po’ alla volta questi segni si organizzano, si uniscono e si dividono.
Un pensiero nuovo arriva e cancello una linea aguzza per sostituirla con una dalle forme più sinuose.

Bello, sono soddisfatta.

Un taglio di stoffa prende il posto del foglio di carta, una forbice quello della matita.
Incomincio ad intuire il risultato finale.
Un ago, del filo ed il mio stupore davanti al risultato finale.
Ore china su di un tavolo in laboratorio.
Quelli che erano solo dei segni ora sono delle simpatiche nanne, delle calde copertine o dei comodi cuscini.
Tutto da un foglio di carta ed una matita, sempre più corta.
Frumento, copertine.
Ma cosa accomuna queste cose?
Forse nulla o forse l’amore che un coltivatore od un artigiano mette nel proprio lavoro per ottenere il miglior risultato possibile e poterlo condividere con gli altri.

Si torna a casa

Ciao genitori,
Ci siamo già raccontati le tappe che accompagnano la scoperta della pancia e del suo misterioso contenuto. Il nostro viaggio parte proprio da lì, da quella notizia bomba!

Quei 9 mesi che ci cambieranno la vita sono appena sufficienti per scegliere un buon percorso di accompagnamento alla nascita, trovare un buon ospedale e preparare la nostra casa con il minimo indispensabile ad accogliere un neonato.

Ma bastano a capire che diventeremo genitori?
Come potremo prenderci cura di una creatura 24 ore al giorno, 7 giorni su 7?
Perché non c’è un manuale di istruzioni compreso nel prezzo?

Un passo alla volta, mamme e papà.

Avete dato alla luce un figlio. Siete già stati mitici!
Adesso viene il momento di tornare a casa.

Alcune piccole indicazioni possono aiutarci a vivere con più serenità questi “ primi giorni”.

1- la preparazione del nido
Molti di voi neogenitori si mettono subito all’opera con una “lista della spesa” e iniziano a pensare, comprare, sistemare l’ambiente che accoglierà il loro primo figlio.
Avete immaginato dove dormirà, dove giocherà, dove mangerà… Tutto giusto, ci mancherebbe!

Cercate di mettere a fuoco, però, che il primo nido siete voi!
La prima casa di un bambino è la sua mamma, poi saranno le sue braccia e quelle del papà.

Cosa esattamente dovete preparare allora?

Preparate voi stessi, attraverso atteggiamenti di accoglienza, di apertura e flessibilità.
Una nuova vita vi farà compagnia, cercherà di comunicare con voi e voi avrete il grande compito
di ascoltarla e capire di cosa ha bisogno.
Fallirete? Di Sicuro! Questo è l’inizio di un virtuoso ciclo di azioni che caratterizzano la genitorialità, fatta di tentativi, fallimenti e altri tentativi, fino ad arrivare al successo!

Prendetevi tutto il tempo che vi serve per stare con il vostro bambino.
Sintonizzatevi con lui, con lei.
Tempi distesi, flessibilità e tolleranza sono alcune delle doti che vi verranno maggiormente
richieste.

CONCRETAMENTE, accogliete una dimensione temporale fatta di imprevisti e di ripetizioni.
Vivete alla giornata, programmando davvero lo stretto necessario e accettando che possano saltare i piani! Cercate di adattarvi inizialmente alla vita del neonato, solo così potrete aiutare una miglior conoscenza e comprensione reciproca!
Occupatevi della vostra salute, fisica e mentale.
Fate solo ciò di cui sentite il bisogno. O almeno provateci!
Se avete voglia di uscire, rimanere in casa, vedere gente o stare da soli, solo voi potete saperlo!
Condividete questi pensieri e sensazioni con il vostro partner, è il vostro primo aiuto!

2- la preparazione del “nido allargato”

Noi siamo da sempre “animali sociali”, l’avrete già sentito.
Siamo immersi nelle relazioni fin dalla nostra nascita, è la prima linfa di cui ci nutriamo.
Perché dovrebbe cambiare questa grande rete di protezione, mentre crescete un figlio?
Una madre accudisce in modo adeguato un neonato se, a sua volta, viene accudita da qualcun altro e così via.
Ecco un altro circolo virtuoso: la solidarietà.

Educate chi vi sta intorno alle vostre necessità.
Parenti, amici e conoscenti hanno sensibilità ed esperienze diverse.
Pretendere che ci leggano nel pensiero è fantascienza.
Condividere ciò che desideriamo e chiedere l’aiuto che ci serve è una possibilità!

CONCRETAMENTE: capite e scegliete prima del parto chi sarà in casa con voi, soprattutto quando il papà dovrà rientrare a lavoro.
Essere genitori è un lavoro, è faticoso, è estenuante… a volte la gioia e l’entusiasmo non bastano!
Circondatevi di gente positiva e propositiva, ma anche discreta e rispettosa.
Vi faranno del bene con un sostegno concreto in casa, ma anche con sorrisi, silenzi strategici e voglia di ascoltarvi e incoraggiarvi!

In sintesi, tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Senza giudizi, senza vergogna e senza stereotipi.

E per ciò che non riusciamo a gestire da soli, ci sono anche bravi e onesti professionisti con cui condividere il cammino di genitori e a cui affidarsi!
Abbiate fiducia in voi e nella vostra comunità.

Per tutto il resto che può servire… vi aspetto nel prossimo articolo!

https://www.alessandrasalmaso.it

Summer is coming

Era il maggio del 2005, erano già passati quasi due anni dalla nascita di mia figlia, due anni di scoperte, organizzazioni, paure e gioie.

Quell’anno decidemmo di prenderci una pausa un po’ più lunga del solito, mio marito aveva ancora la paternità da usufruire ed io, dopo un lunghissimo anno di lavoro, tra corse al nido, pappe, notti insonni ho deciso “su due piedi” di licenziarmi.
Avevo la sensazione di perdermi qualcosa, arrivavo a casa esausta e arrabbiata, mi perdevo i primi passi, le prime parole.

Non mi bastava la domenica e qualche ora al giorno, avevo bisogno di più.

Decidemmo allora di prenderci tre mesi di vacanza e di andare al mare. Prenotammo un bungalow e partimmo.

Le prime due settimane le passammo sotto la pioggia, ma che ci importava? Eravamo noi tre, questo mi bastava, giornate noiose a coccolarci l’un l’altra senza nessuna pretesa.
Poi finalmente l’estate prese il sopravvento, i primi giorni di sole, lunghe passeggiate, ore di spiaggia e di sonnellini.

Tornammo carichi, pronti per ripartire. Capii che avrei dedicato più parte della mia vita a mia figlia, era quello che volevo e ancora adesso, che sono passati 18 anni, rimango del parere che sia stata la scelta giusta.

Quei giorni lunghi e sonnacchiosi mi lasciavano il tempo di creare nuovi giochi e attività che ora mi piacerebbe condividerne con voi alcuni, sperando possa essere utile in questo periodo dove la scuola, i compiti, le attività extra scolastiche lasciano il posto alle meritate vacanze.
Ecco per voi dieci lavoretti da fare nelle giornate calde e lunghe.
Procurati carta colorata, fogli bianchi matite e cere da colorare.

– Ai bambini piace colorare e disegnare, fai sempre trovare carta e colori a disposizione, ai più pigri stampa disegni da colorare.
Metti a disposizione forbici, colla e nastro adesivo, fai creare composizioni di immagini da ritagliare anche da vecchie riviste.
– Fai saltare sulla padella della pasta ( tipo maccheroni o ditalini ) finché non saranno diventate un po’ dorate e falle infilare con del cordoncino per creare collane e braccialetti.
Prendi una maglia bianca e falla dipingere, meglio se con colori per tessuto, crea il desiderio progettando il disegno o il colore preferito, lo apprezzerà molto.
Procurati qualche pianta aromatica, qualche spezia da cucina e crea una pozione magica, aiuta nelle proporzioni, crea una storia attorno alla pozione. Evita di berla, potrebbe essere il polisucco di Harry Potter.
Coinvolgilo nella preparazione di biscotti, torte o pizza, sarà una bella sorpresa poi la riuscita.
– Nei momenti di tranquillità prendi un libro e leggilo insieme, creando diversi finali.
– Organizza una caccia al tesoro, nascondi oggetti, caramelle, crea suspence avventuroso.
– Se sei al mare fai raccogliere conchiglie e rametti, sarà bello creare un soprammobile insieme.
– Se sei in montagna organizza un’escursione alla ricerca di animaletti, crea un rapporto di fiducia, sorprendilo raccontando alcuni aneddoti dell’esserino.
– Se riesci organizza queste attività mensilmente, ti troverai meno oberata e più preparata.

Organizza piccole gite anche al parco vicino facendo un picnic, sotto l’ombra di un’albero, una passeggiata, un gelato fuori, una passeggiata in bicicletta nelle ore meno calde,
Questi sono solo alcuni spunti da prendere in considerazione, ovviamente la lista si può allungare ma lascio a te nuove idee.

Mi raccomando non buttare mai via la carta se puoi ricicla, fai rispettare la natura, gli insetti che la abitano, il futuro è nelle nostre mani e in quelle dei nostri figli.
Alla fine quando le vacanze vere arriveranno, rilassati, molla orari e regole troppo rigide utili nel periodo scolastico, tutti abbiamo bisogno di staccare anche i nostri figli, oltre a noi ovviamente.
Buone vacanze

La valigia della Mamma

Ci sono notizie che ti cambiano la vita,
quelle due lineette che ti proiettano nel futuro, in una nuova vita a due, anzi a tre!
Sarai mamma! ( E sarai papà!)

Niente panico! Superato il frullato iniziale di emozioni, iniziamo a prepararci!
Ma come ci si può preparare ad affrontare tutto?
Intanto capiamo da dove inizia questo tutto.

Iniziamo a pensare alla gravidanza come un viaggio:
molti di noi l’hanno desiderato, cercato a lungo, ; molti invece sono stati colti di sorpresa, quasi l’hanno temuto, un po’ sofferto.
Tutti, certamente, vivremo qualcosa di incredibile, avventuroso e decisamente epico.
Per questo motivo, per la portata che avrà questo viaggio, abbiamo bisogno di prepararci!

Ricordiamo che la natura ci ha già equipaggiato come si deve, per diventare mamme!
A volte, però, la natura non basta.
A volte ci prende un po’ di ansia da prestazione e ci ritroviamo a non capire bene come affrontare questo passaggio.

Ecco alcuni spunti pratici per affrontare il viaggio con più serenità possibile:

1- la partenza; c’è una linea d’inizio (oltre a quelle del test!) da cui muovere i primi passi.
Sei tu, cara mamma, con la tua storia e la tua persona. Quando aspetti un figlio si smuovono pensieri, ricordi, emozioni. Inizi a pensare a che madre vorresti essere e anche alla figlia che sei e che sei stata. Questo è importante! Prima di essere mamma, tu sei tu!

—> Cogli l’attesa per lavorare su te stessa, per affrontare tutti quei temi irrisolti che sono importanti per la tua storia familiare e personale. Prima di pappe, pannolini e notti insonni, prenditi cura di te! Ovviamente con il giusto sostegno e accompagnamento. Ci sono aspetti personali che influenzano pesantemente le dinamiche che metteremo in pratica come genitori, se non facciamo chiarezza e ci lavoriamo adesso, poi faremo molta più fatica.

2- Il bagaglio: quali sono gli strumenti più utili da mettere in valigia per questo tipo di viaggio?Qui si varia molto.

Dal punto di vista logistico sentiremo il bisogno di iniziare a fare spazio in una casa che si trasforma. Ancora prima di “riempirla”, sentiremo l’esigenza di alleggerirla, di far un po’ di pulizia o “decluttering”. Cambieranno le priorità, forse anche i tuoi valori e ciò a cui dare importanza, tempo ed energia.

Dal punto di vista psicologico ed educativo sentiremo “fame” di formazione ed informazione, che ci dia contenuti su temi a noi nuovi!

—> Cura il tuo tempo e le tue abitudini! Ripensa alla tua pianificazione e organizzazione settimanale; liberati di oggetti, di impegni e di relazioni stagnanti. Cerca ciò che ti può nutrire e arricchire. Questo tempo è pensato per “far scorta” di energie, esperienze e nuovi importanti legami.

—> Informati e formati come si deve! Trova un buon percorso di accompagnamento alla nascita e conosci il tuo territorio nei servizi e nelle proposte a tema che ti può offrire, prima, durante e dopo la nascita del tuo bambino. Il “tuo villaggio” è importante!

—> Inizia a esplorare la possibilità del tuo luogo ideale di parto, l’ospedale non è scontato! Ci sono altre alternative, ciò che devi capire è se siano in linea con i desideri di voi mamma e papà!

3- I compagni: il tuo viaggio sarà unico e personale, ma non solitario! Alcuni incontri saranno fortuiti e imprevisti, altri invece li deciderai tu! Scegli con cura chi ti accompagnerà e ti sosterrà.

—> Una buona gravidanza inizia da un rapporto di fiducia con i professionisti, quelli sanitari come l’ostetrica e il ginecologo; quelli psico-educativi, come lo psicoterapeuta e l’educatore.
È necessario conoscere per fidarsi ed affidarsi! Sei tu a far nascere il tuo bambino, ma è bello e importante avere intorno a noi aiuti adeguati e persone discrete e affidabili. Soprattutto per tutte le faccende a cui noi non possiamo essere preparati.

—> Pancia attira pancia e non solo! Scoprirai intorno a te tanti volti sorridenti e mani pronte ad aiutarti… sono i compagni più belli, che condividono con te la strada e, soprattutto, la meta. Sono le altre pance, compagni di avventura fondamentali. Per dialogare, per interrogarsi su dubbi e paure, per affrontare le fatiche e per godere della gioia finale. Costruisciti una buona rete sociale, di mamme in dolce attesa, di neomamme e di mamme più esperte: insieme è la vera forza.

4- La meta: dove punta la tua bussola? ti sei già fermata a raccogliere pensieri, desideri e timore sul tuo essere genitore? Perché in quella direzione stai andando.. ed è bene pensarci, almeno un po’! Che tipo di educazione ti piacerebbe dare al tuo bambino? Che tipo di mamma vorresti essere? Cosa temi possa influire negativamente?

—> Prenditi il giusto tempo per sognare e pensare al genitore che vorresti essere e condividilo con il tuo partner. Datevi tempo di crescere come genitori, giorno dopo giorno, con calma e pazienza. 9 mesi sono lunghi.. ma non troppo!

E poi? Cosa succede quando arriviamo a fine corsa?
Beh, cara mamma, la meta si trasformerà in nuovo inizio.
E il viaggio ricomincia.

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Essere Mamma

Ti sei mai trovata in linea di tiro con un adolescente in crisi di nervi ?
Sicuramente, se ne hai uno in casa, credo che la cosa risulti del tutto normale, dura ma “normale”.

D’altronde noi stesse alla loro età non eravamo da meno, giusto?
Quindi, quando questo succede, per prima cosa bisogna fare un bel respiro, tornare indietro di qualche tempo ed immaginarci nella stessa situazione, quella dell’adolescente.
Ci sei riuscita ?
NO!!!
E’ ovvio, tendiamo a dimenticare tutto, cose belle e cose brutte.
Una domanda ricorre sovente: ma veramente questa persona è la stessa che mi chiedeva di accompagnarla a letto e restava incollata alle mie gambe, come l’edera al tronco di un albero, a proteggerla dall’ignoto, a nutrirsi di linfa vitale?
E chi più saggia e con più esperienza di una madre può affermare che tutto questo è la normalità?
Ma cosa significa normalità?

normalità
/nor·ma·li·tà/
sostantivo femminile
Condizione riconducibile alla consuetudine o alla generalità, interpretata come ‘regolarità’ o anche ‘ordine’.

Ma era veramente questo che volevamo?
Quando abbiamo deciso di essere genitori abbiamo preso tutto il pacchetto, prendere o lasciare.
D’altronde nessuno mai ci aveva detto il contrario.
Per chi è all’inizio di questo percorso, non abbattetevi, essere mamma è tanto altro.
Quando tuo figlio diventa adolescente inizia un viaggio avventuroso, e tu con lui, impara dai tuoi errori, a modo suo.
Gli insegni come fare una zuppa? Sicuramente la farà diversa perché la sua, fatta così, è migliore.

E a volte, ci costa dirlo, è veramente buona e ne siamo orgogliose.

Essere mamma di figli adolescenti significa che dovresti essere sempre la miglior versione di te stessa per sostenerli, anche quando la tua mente ed il tuo corpo vorrebbero solo liquefarsi.

Essere mamma è una donna che insegna ai figli come vivere nel mondo.

Essere mamma significa iniziare la giornata senza avere minimamente idea di cosa succederà ed essere lì quando questo avverrà.

Essere mamma significa essere a proprio agio nel disagio e doverlo fare sempre con il sorriso sulle labbra.

Essere mamma di un’adolescente vuol dire che anche tu stai crescendo, vedi la vita da una prospettiva che non avevi considerato, proprio quando pensavi di sapere tutto.
E’ un periodo duro, di cambiamento, ma d’altronde non siamo nati per rimanere fermi, e questo costa fatica.

I ragazzi iniziano a camminare definitivamente da soli, lasciando le loro sicurezze, “sperimentandosi”.

E noi, con una mano leggera sulla loro spalla, cerchiamo di accompagnarli nel loro cammino, per quel che ci è concesso, per quel che è giusto, senza interferire.
Vorrei dedicarti alcuni consigli a cui mi appiglio quando ho bisogno di conforto

– Condividi consigli e conoscenze.
Lascia andare le cose che non puoi cambiare o controllare e concentrati su ciò che puoi fare.
-Non c’è un modo giusto di essere mamma
-Non devi fare tutto da sola
-Non criticare tuo figlio, ma non aver paura di essere in disaccordo con il tuo adolescente.
-Scegli saggiamente le tue battaglie e mantieni le tue posizioni quando è necessario.
Rispetta il bisogno del tuo adolescente di separarsi da te.
-Cerca di dare al tuo adolescente la libertà invece di togliergliela per punizione.
-Sii consapevole del ruolo di Internet e dei telefoni cellulari nella loro vita sociale.
-Mostra interesse per quello che succede a scuola e negli altri posti in cui il tuo adolescente passa il tempo, e rendilo facile parlarne.
-Aiuta il tuo adolescente a gestire le emozioni e a risolvere i disaccordi senza litigare o lasciare la stanza.

Gli adolescenti hanno bisogno della guida dei loro genitori più che mai per aiutarli a prendere decisioni importanti sulla scuola, sulle relazioni e su altre sfide che devono affrontare mentre crescono.

Essere mamma non è solo una cosa, si è mamma nelle varie fasi della crescita, perché anche noi cresciamo insieme ai nostri figli.

Ti consiglio un podcast che ho ascoltato molto volentieri sul “lessico familiare” di Massimo Recalcati dove si parla di madre, padre, figlio e anche della scuola.

Fai un bel viaggio

https://www.raiplay.it/video/2018/04/Lessico-famigliare-6560efdb-8fcc-4c25-b7aa-ff94a7bf28e1.html

Il riposo del guerriero

Vi siete già imbarcati nel famoso “cambio dell’armadio”?
Siete tra i fortunati con una cabina gigantesca… o state già sudando al pensiero di svuotare e riempire cassetti, sacchetti e ante?

Calma, gente!

Chiudete gli occhi, visualizzate un tempio greco su una spiaggia paradisiaca e… niente!
L’armadio è ancora lì. Vi riporta alla realtà e chiederà (quasi) tutte le vostre energie.

Ogni volta che la stagione cambia, è come se rompessimo un equilibrio vecchio per crearne uno nuovo.
Quello che è intorno a noi sente la necessità di trasformarsi, per essere più “funzionale”, per essere in sintonia con l’ambiente… per essere più adeguato alle nostre esigenze.

Vi immaginate se gli alberi perdessero le foglie in estate, proprio quando la loro protezione è necessaria per impedire che la nostra pelle bruci nella calura di Agosto?
E se le mettessero in inverno, impedendo a quel poco sole di raggiungerti e confortarci?

La natura ha sempre le sue ragioni. Così come le abbiamo noi.

Quando ne sentiamo il bisogno, attiviamo un processo di cambiamento.
Dal vecchio al nuovo.
E nella trasformazione affrontiamo dei conflitti, interni ed esterni.

C’è un cambio dell’armadio che dobbiamo effettuare più spesso di quanto crediamo..
e si “attiva” ogni volta che i nostri figli scattano di sviluppo… o attraversano una fase di passaggio da una tappa evolutiva a un’altra.

Purtroppo non dura un giorno, né un pomeriggio. L’evoluzione è continua. Le piccole grandi lotte anche. Per noi e i nostri piccoli.

Quindi come facciamo a fermarci e “riprender fiato”?
Estraendo dal cilindro lo strumento che ha aiutato milioni di generazioni:
il compromesso.

Impariamo la sottile arte di tendere o allentare quell’elastico che ci tiene legati genitori e figli.
Quell’elastico che ci permette di percepire i cambiamenti e i movimenti gli uni degli altri, in modo più o meno consapevole.

Io genitore desidero guidare mio figlio nella scoperta della vita tanto quanto desidero renderlo autonomo e intraprendente. E tiro dalla mia parte…

Io figlio desidero essere ascoltato e accolto nel mio istinto di esplorare e curiosare tutto ciò che sono e che mi sta intorno. Anche io tiro dalla mia…

E se ci trovassimo nel mezzo?
Eccola la magia del compromesso.

Ognuno vede l’altro e lo accoglie. Poi cerca di fare del suo meglio per migliorare se stesso.
A cascata, il miglioramento si riverserà sull’altro! (il più delle volte!)

Ecco che ogni tanto, quel legame trova la sua stabilità.
Quell’elastico ha la giusta tensione.
Ci fa sentire legati ma non intrappolati. Protetti ma liberi di muoverci e avanzare.

Quello è il momento in cui ogni guerriero può godere di un po’ di meritato riposo.

E dopo?

Dopo… si ricomincia!

Nuovi equilibri e nuove sfide educative per crescere insieme!

Buon allenamento, guerrieri!

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Ci Sei Papà ?

Le ricorrenze.
A volte si amano, a volte un po’ meno.
Fermiamoci un attimo però e sospendiamo il nostro giudizio!

Ciò che conta davvero è quello che hanno da dirci.
Ciò che conta è quello di cui vogliono farci far memoria.
E il 19 Marzo, se siete genitori, è una ricorrenza che ci vuole parlare e, perchè no, risvegliare!

Impossibile riassumere in poche righe l’evoluzione sociale, culturale e storica della figura paterna negli ultimi secoli.

Impossibile rintracciare tutti i significati e i ruoli che hanno assunto i padri nelle diverse epoche.

Impossibile anche fare una sintesi di tutti gli approcci che hanno cercato di inquadrare i loro compiti e ruoli in società tanto differenti tra loro.

Vogliamo allora parlare di ciò che è possibile? Certo che sì!

Iniziamo dal costruire nel nostro pensiero delle solide fondamenta: abbiamo bisogno di un padre!

Un padre è il primo amico e compagno di viaggio della propria compagna, a volte dolce, altre volte un po’ “ruvido”, a suo modo presente e necessario.

Un padre è il co-creatore della vita e della famiglia allargata; il privilegiato spettatore in prima fila del miracolo della nascita.

Un padre è il custode della famiglia; contribuisce al suo sostentamento, la protegge e la supporta.

Un padre è anche il primo indispensabile educatore: è quel disegnatore di spazi e confini che danno sicurezza e contenimento ma anche libertà di movimento e di scelta al suo interno.

Possibile che un padre riesca ad essere tutto questo? Certo che sì!

Sicuramente con il suo stile, con le sue capacità, con i suoi tempi e, soprattutto, con la sua disponibilità ad imparare e a crescere con i propri figli.

La verità tanto banale quanto disarmante è che non ci sono definizioni universali.
Non esistono ruoli predefiniti nè modelli di comportamento che mettano tutti d’accordo.
E la scuola per i papà non è stata ancora inventata!

Cosa festeggiamo allora in questa ricorrenza?

Oggi ci serve per diventare consapevoli di tutto l’impegno e l’energia che i papà ci stanno mettendo per esserci ed essere riconosciuti e supportati.

Loro che non hanno 9 mesi per prepararsi gradualmente all’arrivo del più grande cambiamento della loro storia. Serviranno loro almeno altri 9 mesi fuori dalla pancia per capirsi un po’!

Loro che hanno bisogno di indicazioni pratiche, di sentirsi utili, di poter contribuire a “costruire”qualcosa. O a romperlo per poi aggiustarlo.

Loro che ci sono, con tutte le imperfezioni e il loro essere un po’ grezzi ma puri di cuore.

Eccolo il fondamento pedagogico del padre: esserci.

E per esserci devi ascoltarti, pensare, metterti in gioco e anche in discussione.
Se in compagnia di altri padri, meglio!

E chi un padre non ce l’ha? O ce l’ha ma non c’è mai stato?

Impossibile.

Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo incontrato una figura che risponde ad una o più  quelle caratteristiche che abbiamo citato sopra.

Se in carne e ossa non lo abbiamo definito “papà”, nel cuore e nei gesti possiamo ritrovare chi per noi è stato padre, anche più del padre biologico stesso.

E allora auguri a tutte quelle persone che hanno accudito, protetto, contenuto, supportato le loro famiglie e si sono dedicati all’educazione, all’accompagnamento, al sostegno fisico ed emotivo dei propri figli, come germogli della stessa pianta.

Buona festa cari papà, noi tifiamo per voi!

Gli ormoni impazziti

Se ti ritrovi a

Quante volte ti sei ritrovata a piangere per una pubblicità, per una cosa così banale da meravigliarti di te stessa?
Quelle lacrime che non riesci a trattenere neanche tamponando con un fazzoletto, facendo finta di avere un raffreddore improvviso ?
A vedere in giro così tante pance da chiederti dove fossero finite prima e sentirti il cuore in gola ogni volta che pensi “BAMBINO “?

Tutto normale.

Ti parlano di ormoni che cominciano ad andare dove vogliono e non riesci a farli tornare al loro posto.
Ti dicono che ne soffre una mamma su due e che il responsabile di tutto questo è quella piccola creaturina che si sta formando dentro di te.

Fin qui tutto bene, però il problema diventa grave quando gli occhi si fanno lucidi ed il labbro tremulo davanti ad un qualsiasi film o pubblicità che mostri un volto triste od un bambino in lacrime.
Non dico che gli sbalzi d’umore siano rimasti così frequenti ed importanti da far arrossire dottor jekyll e mister hyde, ma la sensibilità è rimasta così dal poter dire che c’era un io prima e un io dopo la gravidanza.

Mamma credo sia il viaggio più strano ed incredibile della vita, inspiegabile e non raccontabile.
Credo che una piccola parte di tua figlio continui ad esserci dentro di te anche quando ti dicono che tutto è finito che anche la placenta è uscita, che adesso è fuori, bello, sano, fuori.
E’ come se quella piccola parte continui a scorrere nelle tue vene e in ogni parte del corpo.
Ti ritrovi a sapere esattamente cosa fare quando ne ha bisogno, lo vorresti mangiare di baci, ma non saresti mai sazia, questo lo sai.

E quando piano piano inizia la sua idea di lasciare il nido ( la chiamano sindrome del nido vuoto ) e si scosta dalla direzione del tuo bacio e tu non riesci a farne a meno ti manca l’aria, stai soffocando, ma stiamo scherzando !!! e dove vuoi andare lontano dalla tua mamma.

Ma questa è un’altra storia.

Per fare un esempio, è come assaporare qualcosa di inebriante sicura di poterlo fare per tutta la vita, e poi ad un certo punto te lo tolgono, così senza una spiegazione.

Drammatica !!

Sì è vero era il mio intento.
Ma dove eravamo rimasti ?
Ah ecco il pianto facile ereditato dalla gravidanza, o forse già ero piagnona e non me ne ero accorta ?

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