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La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Autore: Alessandra Salmaso

Quando l’attesa insegna !

Ciao genitori,
non fatevi ingannare dal titolo.
Oggi il Natale diventa per noi un trampolino di lancio…ma poi voliamo ben più in alto!

Dietro a tutto questo periodo c’è una parola potentissima.
C’è qualcosa che avvertiamo e respiriamo ma non possiamo afferrare.
(Per fortuna!)

Che sia per voi una festa familiare, religiosa, culturale o niente di che, il Natale non raccoglie solo
tradizioni, credenze e antiche leggende ma diventa tramite per imparare l’arte dell’ATTESA.

Attendere, dal latino ad-tendere cioè “rivolgere l’animo a”.
Un invito ad ascoltare attentamente, a rivolgere il nostro essere verso qualcosa o qualcuno di
importante, a dedicarsi ad un obiettivo, ad uno stimolo che merita la nostra attenzione e il nostro
tempo!

Che meraviglia! Che intensità! E che difficile!
Per noi grandi ma soprattutto per i nostri bambini.

In questa epoca di app e tecnologia per ogni cosa, il “tutto e subito” impera.
Noi adulti ci stiamo abituando ad avere tutto a portata di mano.
Conoscenza.
Esperienza.
Capacità.

Poi, però, non siamo capaci di prenderci quel tempo giusto per “ragionare”, ponderare, dare
valore alle cose, agli eventi che ci capitano, alle relazioni che intrecciamo.

E così facendo, insegniamo ai nostri bambini la “fretta” nel far le cose, la tentazione del risultato
fulmineo e li priviamo di quella sana dose di pazienza e di piccole frustrazioni che sono necessarie
alla conquista della loro autonomia, alla capacità di collegare tra loro gli avvenimenti e a
cementare nella memoria ciò che hanno appreso in tutto questo processo.

Quando condividiamo con i bambini il tempo dell’attesa, diamo loro quel lasso necessario per
“unire i puntini”, per creare nella loro mente delle potenti mappe in grado di collegare persone,
fatti, spazio e tempo. (Ogni età, ovviamente, in base alla propria finestra di sviluppo!)

Soprattutto diamo ai nostri figli quel necessario tempo del silenzio, dove possono connettersi con
le loro emozioni, accoglierle e, solo dopo, gestirle.

L’attesa diventa quel filo rosso che ci permette di “disegnare” una visone d’insieme.
L’attesa ci aiuta a costruire progetti, senza temere il lungo termine.
L’attesa avvicina i bambini al concetto di “fatica”, ma anche di perseveranza e di traguardo.
A volte può essere deludente, a volte può riservare una bella sorpresa.

Di certo ci “forma” e ci aiuta a darci quel giusto “ossigeno” per gustare i passaggi importanti che
viviamo nelle nostre vite. Come adulti e come genitori.

E voi, avete voglia di trasmettere la bellezza del saper attendere ai vostri bambini?
Buon cammino, genitori!
Ci vediamo l’anno prossimo!

 

https://www.alessandrasalmaso.it

Gocce di pioggia… e di Fantasia!

Ciao genitori!
Facciamo un gioco?
Io vi dico alcune parole e voi mi dite a cosa vi fanno pensare…

Primi freddi.
Nebbiolina.
Prime gocce e prime foglie gialle.
Giornate che si accorciano.

Fin qui cosa vi viene in mente? Forse una grande tristezza!
Non è finita però…

Coccole.
Morbide copertine.
Profumo di biscotti dal forno.
Stivaletti e mantelle colorate

Un po’ meglio, stavolta!

Ebbene, avete già capito, oggi ci tuffiamo nell’autunno!
Quella stagione di mezzo, che tanto di mezzo non è più.
Periodo amato e odiato, gradito e sofferto. Ma perché?

Sicuramente molti di voi avranno pensato anche ai primi raffreddori e ai primi pomeriggi passati
interamente in casa, con quella punta di terrore del tipo

“Oddio, e adesso cosa facciamo per tutto questo tempo?”.

Ancora una volta, miei cari lettori, niente panico.
Scopriamo insieme alcune attività per la fascia 0-6 anni che possono aiutarci a riprenderci quella
parte di tenerezza e calore che questa stagione ci regala.

Due premesse importanti:
– la scuola è terminata! Nido o infanzia che sia, quando il vostro bimbo ritorna a casa (con un
genitore, una tata o con i nonni) inizia un altro tempo, più rilassato, in cui possiamo proporre
qualche attività ma senza pensare o pretendere che le svolga! Ogni bambino ha diritto di
scegliere a cosa giocare nel proprio tempo libero! Ha anche diritto alla tanto temuta noia!

– voi siete genitori (o care-giver), non animatori! Voi accudite il vostro piccolo con amore,
scegliendo ciò che pensate sia meglio per lui o lei… a volte il meglio è semplicemente “stare”!
Spendere del tempo vicini ma non necessariamente insieme, sentire la presenza l’uno dell’altra
anche nel “dolce far nulla”. Senza per forza riempirsi di attività, chilometri e luoghi affollati.
Chiedetevi sempre se è un bisogno più vostro che del vostro bambino! E cercate di
accontentare un po’ lui e un po’ voi!

E ora veniamo a noi con qualche spunto per passare il tempo!

1- TUTTI FUORI! Chi l’ha detto che i giochi all’aperto sono finiti? Piccole passeggiate, corse,
esplorazioni di parchi e giardini alla ricerca di foglie, ghiande e bastoncini… per portarli a casa e
farne un collage, una capanna per le fate del bosco o anche solo per riempire e svuotare cestini,
giocando ai travasi, o a contarli, per i più grandicelli.

La natura e l’ambiente intorno a noi sono sempre dei buoni punti di partenza; anche solo potersi
godere il colore del cielo che cambia all’imbrunire, è un passatempo meraviglioso.
Anche con i più piccini, ben coperti, si può passeggiare al tramonto e oltre… stanchezza
permettendo!

2- PIOVE, UFFA! Se siamo in salute e ben equipaggiati, possiamo concederci qualche salto sotto
la pioggia e nelle pozzanghere, non c’è gioia più grande per i piccoli avventurieri! Poi saremo saggi
e correremo ad asciugarci e scaldarci.
Possiamo continuare a giocare con la pioggia dalla finestra, immaginando storie e racconti sulle
goccioline in viaggio, possiamo anche disegnarla o provare a dipingerla con l’acqua che sgocciola
da un piccolo pennello sul nostro foglio… e se poi non si vede più perché si asciuga? Possiamo
sempre aggiungere un po’ di tempera e far piovere colori!

3- AFFACCENDATI MA NON TROPPO! Il tempo in casa è sempre molto utile anche per
condividere con i bambini ciò che noi grandi facciamo… dal piegare la biancheria a pulire la
verdura per la cena, per esempio. Se l’età lo consente e la sicurezza anche, rendiamoli partecipi di
piccoli lavori, mettiamoli con noi al livello del piano di lavoro in cucina e concediamo loro di
sperimentare qualcosa. Possiamo pensare ad un menù rivisitato in cui impastiamo insieme delle
belle polpette, delle pizzette di pane, cose semplici ma coinvolgenti!
Mentre lavoriamo, raccontiamo cosa stiamo facendo, accompagnando le parole con piccoli gesti.
In questi momenti l’importante è che stiamo preparando qualcosa insieme, è il tempo condiviso, è
l’emozione positiva che nasce dalla compagnia, dallo sperimentare la novità, dal divertimento.

4- E TU, COSA VORRESTI? Una domanda mai scontata, che ci permette di partire proprio dal
desiderio del bambino, da ciò che gli interessa o almeno da ciò che ci comunica, a suo modo.
E se la cosa più bella del mondo fosse far battagliare dinosauri tra loro? Oppure perdersi tra storie
e primi libri, tra pongo e pasta di sale, tra bambole e piste di macchine e treni.
Lasciare quel tempo di “indecisione e noia” ci permette di conoscere i nostri bebè, di dar loro
quella preziosa fiducia e libertà che li renderà autonomi, senza ansia né timore di esplorare e di
organizzarsi un poco da soli.

In tutto questo panorama di piccole attività possibili, ricordate anche che ogni bambino ha i propri
interessi, i propri tempi di attivazione (in base alle sua tappe di sviluppo, all’età etc) e soprattutto i
propri tempi di attenzione, molto diversi da noi adulti.

Offriamo un contesto riposante, specie se già frequentano una struttura educativa.
Meno stimoli e più coccole.
Anche un bel massaggino dei piedini o delle manine, può diventare il passaggio da giochi più attivi
a giochi più calmi, aprendo anche la strada verso la routine serale.

Adesso un po’ vi piace l’autunno? A me, sì!
Alla prossima stagione, genitori belli!

Genitori in Ambientamento….

Se a Settembre vi siete sentiti come dentro ad un razzo sopra la rampa di lancio, tutto normale!
Ogni anno ha il suo inizio, così come ognuno di noi ha le sue ripartenze.

Voi genitori sperimentate così una sorta di capodanno alternativo, pianificando le attività e le
abitudini vostre e dei pargoli, che iniziano e finiscono seguendo il tempo della scuola o delle
strutture educative. (questo vale per il nostro paese, ovviamente!)

Ogni inizio prevede quel tempo di “assestamento” che noi pedagogisti definiamo “ambientamento”.
Diamo un lasso di tempo più o meno flessibile in cui il bambino prenda confidenza con l’ambiente
nuovo in cui è inserito o con l’ambiente già noto in cui deve tornare.

L’ambientamento vale per la scuola, per lo sport, per ogni attività personale e lavorativa.
Pensiamo, ad esempio, al trasloco di una famiglia in quartiere nuovo.
Ci stiamo già immaginando che ci servirà un periodo per accogliere e affrontare tutti questi
cambiamenti fisici e mentali!

Domandina: siamo sicuri che l’ambientamento valga solo per i vostri bambini?
Decisamente no!

Qui vi voglio cogliere, oggi, in castagna (vista la stagione!).

Molti di voi pensando che l’inizio del nuovo anno “familiare” sia solo una questione di cambio di
marcia; così in autunno accelerate il passo e il cervello e riempite i calendari di attività e impegni,
gratificati, in parte, da quel senso di stabilità e prevedibilità di cui avete bisogno.

Ne abbiamo tutti bisogno, questo è certo!

C’è però un tempo in cui anche voi genitori dovreste dedicarvi ad ambientarvi.

Come si fa?

Qualche spunto di riflessione:

> Vi siete fermati a chiedervi come state? Come siete arrivati dopo l’estate?
> Quanto tempo vi siete immaginati di spendere nell’avvio di questo nuovo anno?
> Avete già riempito tutti i pomeriggi dei vostri bambini in attività sportive, sociali, ludico-ricreative?

Domande scomode ma necessarie, cari mamme e papà! (e cari poveri nonni, già oberati!)

Concedetevi il lusso di ambientarvi.
Concedetevi di spendere pomeriggi e serate di vuoto e noia (e coccole), prima di mettervi al pc o
agenda alla mano, a pianificare.
Concedetevi di chiedervi se un’attività vi interessa davvero o ve la state “trascinando”.

Da adulti e da genitori, oggi potete cogliere al massimo l’importante del tempo e delle scelte che
facciamo per occuparlo.

Ambientarsi non significa perdere tempo.
Significa perdere quella fretta e quella pretesa di far tutto e subito, di progredire senza mai
riposare, di essere onnipotenti.
Significa scegliere sull’onda dei nostri valori, delle nostre priorità e non sulla tendenza del
momento!

Regalatevi tempo… e ambientatevi con serenità!
Al timone della vostra nave, ci siete voi!

PRIMI GIORNI… PRIMI MESI!

Ciao genitori,
non avete fatto in tempo a rendervene conto che il primo mese è già passato!
E così siete usciti dalla famosa “quarantena”, avete scavalcato i primi insidiosi giorni.. e adesso il
tempo sembra quasi volare.
Ho detto quasi!

Si cambia, si cresce, si diventa sempre più belli!

Certo, come ogni grande cambiamento, vi trovate a sperimentare un periodo di instabilità, di
fatica, di incertezze e tante, tantissime domande.

Non possiedo ancora una sfera magica, ma posso provare a immaginare che i primi tempi
richiedano un grande sforzo per comprendere che cosa succede nella giornata di un bambino;
come gestire queste 24 ore senza programmi e prevedibilità?

Qualche piccolo spunto per continuare a riempire la nostra valigia di mamme e papà
senza ricette ma con piccole finestre che tengano la nostra mente aperta e flessibile!

Che sonno!
Una delle carenze più difficili da tollerare.
Non lo dirò mai abbastanza: ogni bambino è unico.
Anche se ci attacchiamo a tabelle e studi sulla tappe dello sviluppo e del sonno, non ci sono
certezze!

I primi mesi sono fatti per sintonizzarci con il neonato, per conoscerlo e cercare di capire di cosa
ha bisogno. Sono i primi passi per comprendere quando è stanco e come aiutarlo a rilassarsi, a
sentirsi sereno nell’abbandonarsi al sonno.

-> Accostarsi al ritmo del neonato stesso è una buona strategia.
Soprattutto se ci ritroviamo da soli, senza alcun aiuto disponibile.
Il che significa: dormo quando dorme lui o lei!

Poi quando il nostro partner rientra da lavoro cerchiamo di darci poche ma chiare indicazioni sulle
priorità che richiedono la nostra attenzione! E lì ci dividiamo i compiti, a seconda delle nostre
possibilità!
Riempire il frigo è sicuramente più importante di lavare il bagno, nel senso che il bagno è sempre
lì a portata e posso lavarlo quando lo desidero, il supermercato per fare la spesa, no!

->Parlarsi e condividere fatiche e limiti della giornata è un’altra ottima strategia!
Mamma e papà devono far squadra per riuscire a vivere più serenamente questo periodo!

Che giornata!

Ma quanto durano queste 24 ore? A volte sembrano infinite, soprattutto quando c’è qualcosa che
non va proprio come ce lo aspettavamo.

Ecco il punto: ma cosa ci possiamo aspettare da un piccolo neonato?
Prima di qualche mese di vita è molto difficile aspettarsi che seguano un ritmo vero e proprio.

Allora non serve a nulla creare una routine?
Non ho detto questo!

All’inizio abbiamo bisogno di stabilire una routine, più per noi grandi che per i piccoli.
Sapere che la nostra giornata seguirà alcune tappe più o meno cicliche come il sonnellino, la
poppata, il cambio, il tempo i gioco-intrattenimento ci darà un senso di sicurezza e tranquillità.

I nostri piccoli appena nati non sanno proprio di essere protagonisti di una routine… loro vivono
una sorta di autoregolamentazione per cui sanno quando piangere per comunicarci qualcosa…
ma non è così semplice ovviamente capirli ed è necessario procedere per tentativi ed errori.

-> Va bene dunque darsi piccoli obiettivi per organizzarsi la giornata, ipotizzando di uscire, di
prendersi un piccolo impegno o di programmare alcune faccende.
Purchè siamo flessibili e pronti all’ammutinamento dell’equipaggio.

Avete già sperimentato di aver nutrito, lavato, vestito il pargolo e poi sull’uscio inizia una crisi di
pianto tipo concerto heavy metal molto heavy?

Se siamo disposti a fare un passo indietro e non colpevolizzare noi stessi o il bambino, siamo già
sulla strada buona!

Poi con il tempo la routine acquisterà una grande importanza anche per il bambino, per essere
coinvolto e partecipe di ciò che gli accadrà.. come il pasto, la nanna e tanto altro.

Che bellezza!
Mentre vi stropicciate gli occhi per il sonno, cari genitori, inizierete anche a vedere dei piccoli
splendidi traguardi dei vostri figli.
Inizierete a notare che il loro sguardo si posa di voi e ci resta, che siete al centro del loro mondo.
Inizierete a giocare con qui piedini e quelle manine che sono tanto buone da mangiucchiare anche
per il vostro piccolo.
Inizierete a vedere come afferra gli oggetti e si diverta a lanciarli.
Inizierete a sentire piccoli gorgoglii felici e prove “tecniche” di dialogo…molto impegnative!

-> Questo tempo libero sarà quello più importante, più consapevole, dove l’impegno che avete
messo nella cura e nell’accudimento di quel fagottino, dove la fatica delle nottate in bianco e delle
giornate storte verrà ricompensata da quei sorrisi a tutto tondo che vi confermano che siete voi e
solo voi la causa della sua grande felicità!

E che vi pare poco?

Buon lavoro, genitori!

A presto

Alessandra

E adesso… che si fa?

Ciao neogenitori!
Avete scollinato e finalmente siete tornati a casa, in quel nido che avete iniziato a
preparare tanto tempo fa! (vi ricordate, il nostro ultimo articolo?)

Adesso viene quel momento un po’ caotico, un po’ alienante e un po’ speciale in cui vi
iniziate a conoscere sul serio.
Quel bambino che abitava i vostri sogni e pensieri è qui, più reale che mai!

Continua il nostro piccolo viaggio alla ricerca di ciò che davvero può essere messo nella
valigia di un genitore appena nato.
Siete lì, stanchi ma felici e vi chiedete: “Di cosa ha bisogno il mio bambino?”
(Oltre a voi, naturalmente!)

Per praticità potremmo pensare di suddividere i bisogni di un neonato in tre grandi aree,
diverse per tema ma sempre interconnesse e intrecciate tra loro.

Ci sono bisogni fisiologici, che riguardano la fisicità (il corpo ma non solo!) e il modo in
cui il bambino entra in contatto con il mondo e lo conosce.

Ci sono bisogni legati alla sfera sociale ed emotiva, in cui il bambino si relaziona con le
proprie emozioni attraverso le esperienze e l’incontro con le altre persone, mamma e
papà soprattutto.

E poi ci sono bisogni logistici, che riguardano tutti quegli strumenti o accessori che ci
aiutano ad alleggerire il carico nell’accudimento e cura del bebè. (e di cui meglio non
abusare!)

Il nostro bambino, bambina, prima di tutto, ha bisogno di:
contatto, ovvero di essere “nutrito” da quel legame di pelle, di sangue e di familiarità
che è iniziato nella pancia e continua anche dopo la nascita;
protezione, cioè di sentirsi accolto, rassicurato, coccolato e “contenuto” fisicamente
ed emotivamente;
riposo, cioè di sentirsi al sicuro e di potersi abbandonare al sonno e alla quiete;
cura ed igiene, cioè di essere pulito e accudito nel mantenimento della sua salute;
cibo, cioè di essere nutrito e saziato (tetta/biberon lo sceglierete voi!).

Poi ci sono tutte quelle necessità legate al suo sviluppo emotivo, al suo crescere nelle
comunità sociale:
– un bebè ci chiede amore e affetto, per sentirsi pensato e riconosciuto in tutto ciò che
è e che fa;
– un bebè ci chiede di potersi esprimere, di comunicarci i propri desideri con il
linguaggio di cui è capace, e ci chiede di essere ascoltato, di accoglierli e
comprenderli;
– un bebè ci chiede di poter diventare autonomo e di disporre di quella libertà
necessaria per mettersi alla prova, di poter giocare, esplorare, sentendoci vicini e
fiduciosi nella sue capacità;
– un bebè ci chiede anche regole e limiti, per sentirsi protetto e custodito nella sua
crescita e per poter imparare ad affrontare ciò che conosce e ciò che non conosce.

Se siete arrivati fin qui, siete già a buon punto!
Il lavoro di genitori vi richiede di instaurare una buona relazione, di darvi quel tempo
adeguato per conoscervi e iniziare a comunicare e capirvi!
Questi dovrebbero essere i vostri primi pensieri.. i più importanti!

Concretamente cosa ci vuole per partire?
> un posticino per dormire, che sia culla, “next to me”, lettino… in camera vostra,
preferibilmente!
> un posticino dove essere cambiato, lavato, massaggiato anche… possibilmente
vicino all’acqua e con tutti gli oggetti per la cura a portata di mano (detergente,
asciugamano, pannolini)!
> un posticino comodo per allattare, perché sarà importante stare “sereni” in una
posizione che ci impegnerà alcune ore al giorno! (magari con un supporto tipo cuscino
classico, da allattamento etc).
> un posticino dove essere trasportato, che sia in auto o a piedi, sempre in sicurezza e
con sostegni adeguati alla sua età e al suo sviluppo psicomotorio. (fascia, passeggino,
seggiolino e via con la fantasia!)

Palestrine, giochi, ciucci e seggioloni… possono aspettare qualche settimana o anche
mese!
Per tutto il resto… la vostra casa crescerà insieme al vostro piccolo!

Buona partenza, genitori!

Si torna a casa

Ciao genitori,
Ci siamo già raccontati le tappe che accompagnano la scoperta della pancia e del suo misterioso contenuto. Il nostro viaggio parte proprio da lì, da quella notizia bomba!

Quei 9 mesi che ci cambieranno la vita sono appena sufficienti per scegliere un buon percorso di accompagnamento alla nascita, trovare un buon ospedale e preparare la nostra casa con il minimo indispensabile ad accogliere un neonato.

Ma bastano a capire che diventeremo genitori?
Come potremo prenderci cura di una creatura 24 ore al giorno, 7 giorni su 7?
Perché non c’è un manuale di istruzioni compreso nel prezzo?

Un passo alla volta, mamme e papà.

Avete dato alla luce un figlio. Siete già stati mitici!
Adesso viene il momento di tornare a casa.

Alcune piccole indicazioni possono aiutarci a vivere con più serenità questi “ primi giorni”.

1- la preparazione del nido
Molti di voi neogenitori si mettono subito all’opera con una “lista della spesa” e iniziano a pensare, comprare, sistemare l’ambiente che accoglierà il loro primo figlio.
Avete immaginato dove dormirà, dove giocherà, dove mangerà… Tutto giusto, ci mancherebbe!

Cercate di mettere a fuoco, però, che il primo nido siete voi!
La prima casa di un bambino è la sua mamma, poi saranno le sue braccia e quelle del papà.

Cosa esattamente dovete preparare allora?

Preparate voi stessi, attraverso atteggiamenti di accoglienza, di apertura e flessibilità.
Una nuova vita vi farà compagnia, cercherà di comunicare con voi e voi avrete il grande compito
di ascoltarla e capire di cosa ha bisogno.
Fallirete? Di Sicuro! Questo è l’inizio di un virtuoso ciclo di azioni che caratterizzano la genitorialità, fatta di tentativi, fallimenti e altri tentativi, fino ad arrivare al successo!

Prendetevi tutto il tempo che vi serve per stare con il vostro bambino.
Sintonizzatevi con lui, con lei.
Tempi distesi, flessibilità e tolleranza sono alcune delle doti che vi verranno maggiormente
richieste.

CONCRETAMENTE, accogliete una dimensione temporale fatta di imprevisti e di ripetizioni.
Vivete alla giornata, programmando davvero lo stretto necessario e accettando che possano saltare i piani! Cercate di adattarvi inizialmente alla vita del neonato, solo così potrete aiutare una miglior conoscenza e comprensione reciproca!
Occupatevi della vostra salute, fisica e mentale.
Fate solo ciò di cui sentite il bisogno. O almeno provateci!
Se avete voglia di uscire, rimanere in casa, vedere gente o stare da soli, solo voi potete saperlo!
Condividete questi pensieri e sensazioni con il vostro partner, è il vostro primo aiuto!

2- la preparazione del “nido allargato”

Noi siamo da sempre “animali sociali”, l’avrete già sentito.
Siamo immersi nelle relazioni fin dalla nostra nascita, è la prima linfa di cui ci nutriamo.
Perché dovrebbe cambiare questa grande rete di protezione, mentre crescete un figlio?
Una madre accudisce in modo adeguato un neonato se, a sua volta, viene accudita da qualcun altro e così via.
Ecco un altro circolo virtuoso: la solidarietà.

Educate chi vi sta intorno alle vostre necessità.
Parenti, amici e conoscenti hanno sensibilità ed esperienze diverse.
Pretendere che ci leggano nel pensiero è fantascienza.
Condividere ciò che desideriamo e chiedere l’aiuto che ci serve è una possibilità!

CONCRETAMENTE: capite e scegliete prima del parto chi sarà in casa con voi, soprattutto quando il papà dovrà rientrare a lavoro.
Essere genitori è un lavoro, è faticoso, è estenuante… a volte la gioia e l’entusiasmo non bastano!
Circondatevi di gente positiva e propositiva, ma anche discreta e rispettosa.
Vi faranno del bene con un sostegno concreto in casa, ma anche con sorrisi, silenzi strategici e voglia di ascoltarvi e incoraggiarvi!

In sintesi, tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Senza giudizi, senza vergogna e senza stereotipi.

E per ciò che non riusciamo a gestire da soli, ci sono anche bravi e onesti professionisti con cui condividere il cammino di genitori e a cui affidarsi!
Abbiate fiducia in voi e nella vostra comunità.

Per tutto il resto che può servire… vi aspetto nel prossimo articolo!

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La valigia della Mamma

Ci sono notizie che ti cambiano la vita,
quelle due lineette che ti proiettano nel futuro, in una nuova vita a due, anzi a tre!
Sarai mamma! ( E sarai papà!)

Niente panico! Superato il frullato iniziale di emozioni, iniziamo a prepararci!
Ma come ci si può preparare ad affrontare tutto?
Intanto capiamo da dove inizia questo tutto.

Iniziamo a pensare alla gravidanza come un viaggio:
molti di noi l’hanno desiderato, cercato a lungo, ; molti invece sono stati colti di sorpresa, quasi l’hanno temuto, un po’ sofferto.
Tutti, certamente, vivremo qualcosa di incredibile, avventuroso e decisamente epico.
Per questo motivo, per la portata che avrà questo viaggio, abbiamo bisogno di prepararci!

Ricordiamo che la natura ci ha già equipaggiato come si deve, per diventare mamme!
A volte, però, la natura non basta.
A volte ci prende un po’ di ansia da prestazione e ci ritroviamo a non capire bene come affrontare questo passaggio.

Ecco alcuni spunti pratici per affrontare il viaggio con più serenità possibile:

1- la partenza; c’è una linea d’inizio (oltre a quelle del test!) da cui muovere i primi passi.
Sei tu, cara mamma, con la tua storia e la tua persona. Quando aspetti un figlio si smuovono pensieri, ricordi, emozioni. Inizi a pensare a che madre vorresti essere e anche alla figlia che sei e che sei stata. Questo è importante! Prima di essere mamma, tu sei tu!

—> Cogli l’attesa per lavorare su te stessa, per affrontare tutti quei temi irrisolti che sono importanti per la tua storia familiare e personale. Prima di pappe, pannolini e notti insonni, prenditi cura di te! Ovviamente con il giusto sostegno e accompagnamento. Ci sono aspetti personali che influenzano pesantemente le dinamiche che metteremo in pratica come genitori, se non facciamo chiarezza e ci lavoriamo adesso, poi faremo molta più fatica.

2- Il bagaglio: quali sono gli strumenti più utili da mettere in valigia per questo tipo di viaggio?Qui si varia molto.

Dal punto di vista logistico sentiremo il bisogno di iniziare a fare spazio in una casa che si trasforma. Ancora prima di “riempirla”, sentiremo l’esigenza di alleggerirla, di far un po’ di pulizia o “decluttering”. Cambieranno le priorità, forse anche i tuoi valori e ciò a cui dare importanza, tempo ed energia.

Dal punto di vista psicologico ed educativo sentiremo “fame” di formazione ed informazione, che ci dia contenuti su temi a noi nuovi!

—> Cura il tuo tempo e le tue abitudini! Ripensa alla tua pianificazione e organizzazione settimanale; liberati di oggetti, di impegni e di relazioni stagnanti. Cerca ciò che ti può nutrire e arricchire. Questo tempo è pensato per “far scorta” di energie, esperienze e nuovi importanti legami.

—> Informati e formati come si deve! Trova un buon percorso di accompagnamento alla nascita e conosci il tuo territorio nei servizi e nelle proposte a tema che ti può offrire, prima, durante e dopo la nascita del tuo bambino. Il “tuo villaggio” è importante!

—> Inizia a esplorare la possibilità del tuo luogo ideale di parto, l’ospedale non è scontato! Ci sono altre alternative, ciò che devi capire è se siano in linea con i desideri di voi mamma e papà!

3- I compagni: il tuo viaggio sarà unico e personale, ma non solitario! Alcuni incontri saranno fortuiti e imprevisti, altri invece li deciderai tu! Scegli con cura chi ti accompagnerà e ti sosterrà.

—> Una buona gravidanza inizia da un rapporto di fiducia con i professionisti, quelli sanitari come l’ostetrica e il ginecologo; quelli psico-educativi, come lo psicoterapeuta e l’educatore.
È necessario conoscere per fidarsi ed affidarsi! Sei tu a far nascere il tuo bambino, ma è bello e importante avere intorno a noi aiuti adeguati e persone discrete e affidabili. Soprattutto per tutte le faccende a cui noi non possiamo essere preparati.

—> Pancia attira pancia e non solo! Scoprirai intorno a te tanti volti sorridenti e mani pronte ad aiutarti… sono i compagni più belli, che condividono con te la strada e, soprattutto, la meta. Sono le altre pance, compagni di avventura fondamentali. Per dialogare, per interrogarsi su dubbi e paure, per affrontare le fatiche e per godere della gioia finale. Costruisciti una buona rete sociale, di mamme in dolce attesa, di neomamme e di mamme più esperte: insieme è la vera forza.

4- La meta: dove punta la tua bussola? ti sei già fermata a raccogliere pensieri, desideri e timore sul tuo essere genitore? Perché in quella direzione stai andando.. ed è bene pensarci, almeno un po’! Che tipo di educazione ti piacerebbe dare al tuo bambino? Che tipo di mamma vorresti essere? Cosa temi possa influire negativamente?

—> Prenditi il giusto tempo per sognare e pensare al genitore che vorresti essere e condividilo con il tuo partner. Datevi tempo di crescere come genitori, giorno dopo giorno, con calma e pazienza. 9 mesi sono lunghi.. ma non troppo!

E poi? Cosa succede quando arriviamo a fine corsa?
Beh, cara mamma, la meta si trasformerà in nuovo inizio.
E il viaggio ricomincia.

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Il riposo del guerriero

Vi siete già imbarcati nel famoso “cambio dell’armadio”?
Siete tra i fortunati con una cabina gigantesca… o state già sudando al pensiero di svuotare e riempire cassetti, sacchetti e ante?

Calma, gente!

Chiudete gli occhi, visualizzate un tempio greco su una spiaggia paradisiaca e… niente!
L’armadio è ancora lì. Vi riporta alla realtà e chiederà (quasi) tutte le vostre energie.

Ogni volta che la stagione cambia, è come se rompessimo un equilibrio vecchio per crearne uno nuovo.
Quello che è intorno a noi sente la necessità di trasformarsi, per essere più “funzionale”, per essere in sintonia con l’ambiente… per essere più adeguato alle nostre esigenze.

Vi immaginate se gli alberi perdessero le foglie in estate, proprio quando la loro protezione è necessaria per impedire che la nostra pelle bruci nella calura di Agosto?
E se le mettessero in inverno, impedendo a quel poco sole di raggiungerti e confortarci?

La natura ha sempre le sue ragioni. Così come le abbiamo noi.

Quando ne sentiamo il bisogno, attiviamo un processo di cambiamento.
Dal vecchio al nuovo.
E nella trasformazione affrontiamo dei conflitti, interni ed esterni.

C’è un cambio dell’armadio che dobbiamo effettuare più spesso di quanto crediamo..
e si “attiva” ogni volta che i nostri figli scattano di sviluppo… o attraversano una fase di passaggio da una tappa evolutiva a un’altra.

Purtroppo non dura un giorno, né un pomeriggio. L’evoluzione è continua. Le piccole grandi lotte anche. Per noi e i nostri piccoli.

Quindi come facciamo a fermarci e “riprender fiato”?
Estraendo dal cilindro lo strumento che ha aiutato milioni di generazioni:
il compromesso.

Impariamo la sottile arte di tendere o allentare quell’elastico che ci tiene legati genitori e figli.
Quell’elastico che ci permette di percepire i cambiamenti e i movimenti gli uni degli altri, in modo più o meno consapevole.

Io genitore desidero guidare mio figlio nella scoperta della vita tanto quanto desidero renderlo autonomo e intraprendente. E tiro dalla mia parte…

Io figlio desidero essere ascoltato e accolto nel mio istinto di esplorare e curiosare tutto ciò che sono e che mi sta intorno. Anche io tiro dalla mia…

E se ci trovassimo nel mezzo?
Eccola la magia del compromesso.

Ognuno vede l’altro e lo accoglie. Poi cerca di fare del suo meglio per migliorare se stesso.
A cascata, il miglioramento si riverserà sull’altro! (il più delle volte!)

Ecco che ogni tanto, quel legame trova la sua stabilità.
Quell’elastico ha la giusta tensione.
Ci fa sentire legati ma non intrappolati. Protetti ma liberi di muoverci e avanzare.

Quello è il momento in cui ogni guerriero può godere di un po’ di meritato riposo.

E dopo?

Dopo… si ricomincia!

Nuovi equilibri e nuove sfide educative per crescere insieme!

Buon allenamento, guerrieri!

https://www.alessandrasalmaso.it

Ci Sei Papà ?

Le ricorrenze.
A volte si amano, a volte un po’ meno.
Fermiamoci un attimo però e sospendiamo il nostro giudizio!

Ciò che conta davvero è quello che hanno da dirci.
Ciò che conta è quello di cui vogliono farci far memoria.
E il 19 Marzo, se siete genitori, è una ricorrenza che ci vuole parlare e, perchè no, risvegliare!

Impossibile riassumere in poche righe l’evoluzione sociale, culturale e storica della figura paterna negli ultimi secoli.

Impossibile rintracciare tutti i significati e i ruoli che hanno assunto i padri nelle diverse epoche.

Impossibile anche fare una sintesi di tutti gli approcci che hanno cercato di inquadrare i loro compiti e ruoli in società tanto differenti tra loro.

Vogliamo allora parlare di ciò che è possibile? Certo che sì!

Iniziamo dal costruire nel nostro pensiero delle solide fondamenta: abbiamo bisogno di un padre!

Un padre è il primo amico e compagno di viaggio della propria compagna, a volte dolce, altre volte un po’ “ruvido”, a suo modo presente e necessario.

Un padre è il co-creatore della vita e della famiglia allargata; il privilegiato spettatore in prima fila del miracolo della nascita.

Un padre è il custode della famiglia; contribuisce al suo sostentamento, la protegge e la supporta.

Un padre è anche il primo indispensabile educatore: è quel disegnatore di spazi e confini che danno sicurezza e contenimento ma anche libertà di movimento e di scelta al suo interno.

Possibile che un padre riesca ad essere tutto questo? Certo che sì!

Sicuramente con il suo stile, con le sue capacità, con i suoi tempi e, soprattutto, con la sua disponibilità ad imparare e a crescere con i propri figli.

La verità tanto banale quanto disarmante è che non ci sono definizioni universali.
Non esistono ruoli predefiniti nè modelli di comportamento che mettano tutti d’accordo.
E la scuola per i papà non è stata ancora inventata!

Cosa festeggiamo allora in questa ricorrenza?

Oggi ci serve per diventare consapevoli di tutto l’impegno e l’energia che i papà ci stanno mettendo per esserci ed essere riconosciuti e supportati.

Loro che non hanno 9 mesi per prepararsi gradualmente all’arrivo del più grande cambiamento della loro storia. Serviranno loro almeno altri 9 mesi fuori dalla pancia per capirsi un po’!

Loro che hanno bisogno di indicazioni pratiche, di sentirsi utili, di poter contribuire a “costruire”qualcosa. O a romperlo per poi aggiustarlo.

Loro che ci sono, con tutte le imperfezioni e il loro essere un po’ grezzi ma puri di cuore.

Eccolo il fondamento pedagogico del padre: esserci.

E per esserci devi ascoltarti, pensare, metterti in gioco e anche in discussione.
Se in compagnia di altri padri, meglio!

E chi un padre non ce l’ha? O ce l’ha ma non c’è mai stato?

Impossibile.

Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo incontrato una figura che risponde ad una o più  quelle caratteristiche che abbiamo citato sopra.

Se in carne e ossa non lo abbiamo definito “papà”, nel cuore e nei gesti possiamo ritrovare chi per noi è stato padre, anche più del padre biologico stesso.

E allora auguri a tutte quelle persone che hanno accudito, protetto, contenuto, supportato le loro famiglie e si sono dedicati all’educazione, all’accompagnamento, al sostegno fisico ed emotivo dei propri figli, come germogli della stessa pianta.

Buona festa cari papà, noi tifiamo per voi!

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