I nostri occhi, dietro alle tapparelle, a spiare il suo ritorno, riesco ancora a sentire l’alito condensato che si sprigionava dal calore che usciva dalle nostre anime, troppo eccitate.
E poi, finalmente, la scorgevamo in lontananza, sulla sua bici rosa, carica di borse al ritorno dal mercato o di fatica al ritorno dal lavoro.
Noi fratelli, tesi a svelare segreti, nostra madre troppo occupata ad organizzare qualche sorpresa.
L’avevamo scoperta! Eravamo sicuri che, tra sacchetti e borse della spesa, si celassero
i regali di Natale, ma poi, che delusione, nessun regalo.
Chissà dove li nascose
Attimi che riaffiorano nella mia mente, in momenti strani, incoerenti. Chissà com’è possibile che alcuni rimangano ben fissi nella memoria, ne puoi addirittura sentire l’odore ed altri…puff, svaniscono per lasciar spazio a ricordi più recenti.
E’ la che la vedo, seduta sui gradini della scala esterna, noi attorno a lei ad ascoltare la sua voce che racconta favole e filastrocche (le stesse che poi ho narrato a mia figlia) e ad aspettare che il sole andasse ad “incastrarsi” dietro i colli
E’ lì che vorrei tornare, a sentire il fresco del marmo sotto di noi nelle lunghe ed afose serate estive, ad appoggiare la mia testa su di lei, a sentirmi protetta, a sentirmi dire che tutto va bene, a sentire le nostre risate confondersi col canto delle cicale.
Ad aspettare che il mondo, intorno a noi, si addormenti.