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Welcome to Zass

La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Da bambina sognavo le punte

Sento il vocio del pubblico, a volte una risata od una esclamazione, più forte di quello che il luogo si attende, seguita da diversi “ssst” che la zittiscono, ed occhiate che la inceneriscono.

Le luci della sala si attenuano, di lì a poco un oboe intona un La, con discrezione, quasi timidamente, a questo si affianca la nota prolungata del primo violino e così di seguito gli altri strumenti si associano fino a diventare una sol nota che piano scema e tace per lasciare posto all’applauso che accompagna l’entrata del direttore d’orchestra.
Qualche colpo di tosse ne approfitta dell’ultimo istante di concentrazione degli orchestrali e poi, dolcemente, l’ oboe, lo stesso che poco prima ha intonato il La, da inizio al primo movimento.

Il “Lago dei Cigni” inizia, io sono agitata, è la mia prima volta con tutto questo pubblico e, quel che è peggio, devo aspettare circa mezz’ora prima d’entrare in scena.
Tutti mi hanno rassicurato, mi hanno detto “la parte l’hai studiata bene e sei brava”, sì è vero ma la mia agitazione non diminuisce per questo.
E’ giunto il mio momento, sono concentrata, entro in scena, danzo come mai prima, la musica mi avvolge, il principe mi solleva, volo leggiadra come un cigno e…

…IL SUONO DI UNA SVEGLIA?

Ma… Chi mai porta con se una sveglia al teatro dell’opera?

E non la spegne!

La sveglia continua a suonare senza rispetto fino a che…

NOOOO

Apro un occhio, poi l’altro, il mio cuore batte all’impazzata, guardo intorno a me, frastornata, incredula, arrabbiata.

DELUSA!

Il sogno della mia vita, ricorrente, s’infrange contro una sveglia rauca ed irriverente.
Volevo essere una ballerina, con tutta me stessa.

Da bambina sognavo le punte

Volevo calzare le scarpette da danza, tenermi alla sbarra, eseguire passi dalla difficile pronuncia francese, alzarmi sulle punte e piroettare su me stessa.
Volevo ed invece la danza è rimasta solo un desiderio non realizzato.
Forse non sarei mai diventata una “etoile” e forse nemmeno una semplice ballerina.
A volte ripenso a tutti i miei sogni, ai miei desideri.
Ripenso ai “treni” transitati davanti a me, alle occasioni prese al volo a quelle non intuite o troppo faticose da cogliere.

Il pensiero mi fa sollevare impercettibilmente il labbro in una sorta di smorfia di disappunto.
Ma poi, quando capisco che un desiderio non si potrà avverare, un altro ne prende il posto, un altro obiettivo da raggiungere o cercare di raggiungere.

Un po’ come “L’Utopia” di Eduardo Galeano, che dice:
Lei è all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare.

Ecco, penso che i nostri sogni servano a questo a non smettere mai di fare progetti di avere obiettivi.
A volte sembreranno più grandi di noi, molti di questi forse non riusciremo a raggiungerli ma sicuramente molti altri sì.
L’importante è avere un sogno là, proprio dov’è l’orizzonte, l’importante è provare a raggiungerlo, l’importante è non rimanere fermi.

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