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La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Migrare

Migrare (dal latino migratio, spostarsi da un luogo ad un altro)
Di uccelli o altri animali, lasciare stagionalmente un luogo alla ricerca di sedi più accoglienti (+ a, in, verso, da ): d’inverno varie specie di uccelli migrano dai luoghi freddi verso le (o nelle) regioni calde.

Mi sveglio, la luce del sole, meno intensa di qualche giorno fa, entra dalle imposte aperte. Socchiudo gli occhi, mi alzo ed esco.
Un brivido piacevole mi scuote, indosso uno scialle sulle spalle.

L’aria è frizzantina.

Mi stendo sull’erba, ancora umida, ricca di rugiada, e guardo all’insù.
Osservo gli alberi che donano al sole le ultime foglie verdi. Il cielo, di un azzurro intenso, mi gratifica gli occhi e mi dona pace.
Nuvole bianche si rincorrono formando disegni immaginari.
Un giorno qualunque, ma sento dentro di me una nuova energia.
Vengo distratta dallo schiamazzo degli uccelli, tutti in ordine sui fili dell’alta tensione, all’inizio pochi e poi sempre più numerosi.

L’estate ci sta salutando e col suo saluto inizia la migrazione degli uccelli.
Da bambina passavo ore ad ascoltare il loro cinguettio scomposto, a volte alterato, immaginavo le conversazioni, l’organizzazione, l’appello e poi la partenza, il momento migliore. Ed io immaginavo di levarmi in volo con loro, volare senza incontrare confini, se non le alte montagne e gli azzurri mari, visitare luoghi lontani, sicura poi che in primavera sarei tornata, come gli uccelli, là dove c’è casa.

Purtroppo non è sempre così
Qualche giorno fa ero seduta in bar a fare colazione al mio solito tavolino. Bar pieno, gli argomenti soliti del periodo: i figli, la scuola che riparte, il lavoro che non ingrana ed i ritmi sempre più serrati.
Ad un certo punto il vocio si abbassa, guardo la gente, sguardo fisso alla TV ed occhi lucidi.
Il notiziario trasmette le tenere e tristissime immagini di decine di cetacei che, nel loro migrare, si sono spiaggiati, senza un motivo certo, sulle coste della Tasmania.
Rimaniamo tutti in silenzio, con la tazzina a mezz’aria non sapendo se finire il caffè o posarla sul suo piattino.
La giornata, che si preannunciava vivace ed allegra, inizia invece mestamente.

Migrare (dal latino migratio, spostarsi da un luogo ad un altro)
Di popolazioni o gruppi di persone, trasferirsi in un luogo diverso da quello di origine (+ a, in, verso, se si indica il luogo di arrivo, + da, se si indica il luogo di partenza): i popoli nomadi migravano in (o verso l’) Europa; m. dal Sud al Nord.

Noi italiani siamo fortunati, a scuola abbiamo studiato il latino, lingua della nostra cultura, e di molte parole, di molti verbi, ne conosciamo quindi il significato e l’etimologia.
Noi italiani conosciamo molto bene anche il significato intrinseco del verbo migrare.
Tra il 1861 e il 1985, 29 milioni di italiani sono emigrati e di questi solo il 35% sono tornati.

Sette anni fa, un giorno d’ottobre del 2015, ero seduta nel mio solito bar, al mio solito tavolino per la consueta colazione.
Anche quel giorno molta gente, chiacchiericcio esagerato e poi, di colpo, silenzio assoluto. Un bambino siriano (Aylan) con la maglietta rossa, senza vita tra le braccia di un soccorritore.
L’ennesima vittima della disperazione.

Come pochi giorni fa, le tazzine a mezz’aria, occhi lucidi e silenzio.
Ma qualche voce, quel silenzio, lo incomincia a rompere. “Povero bambino, che colpa aveva”? “Sì è vero, povero bimbo, ma perché non rimangono a casa loro”? “Cosa vengono a fare qua”? “Poi ci tocca anche mantenerli!

Una lacrima nel mio caffè che ora è troppo amaro da bere.

Le sfortunate balene, mammiferi come noi, sono tristemente morte ma almeno hanno avuto la comprensione di tutti.
Nessuno escluso.

Spero un giorno di rinascere balena.

Quando ero piccola volevo migrare come fanno gli uccelli.

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