Metà giugno, pochi giorni fa.
Dopo tanto torno nella casa dove ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza. Mi siedo sotto il pergolato per ripararmi dal sole alto.
Mi guardo intorno alla ricerca degli spazi conosciuti, dei punti di riferimento della mia gioventù.
Un gatto viene a strusciarsi sulle mie gambe, alla ricerca di coccole o forse di cibo. Lo prendo in braccio, lo accarezzo e fa le fusa.
Poi un forte rumore, il gatto scappa, io mi giro verso quel rumore che ora si è trasformato in borbottio, hanno sicuramente avviato qualche storico trattore usato per l’aratura dei campi. In “Villa Papafava”, oggi c’è la festa della trebbiatura, in esposizione ci sono mezzi e strumenti agricoli antichi.
Villa Papafava (famiglia nobile padovana i Papafava) è la maggior attrazione del mio piccolo paese a sud di Padova, una villa padronale costruita tra il XVI e XVII secolo.
Mi alzo e mi avvio a piedi verso la festa, tanti ricordi mi tornano alla mente.