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La copertina, morbida e leggera, diventerà un’inseparabile coccola nella crescita del tuo bambino. Colorata e personale, lo accompagnerà dalle passeggiate al parco alla nanna nella cameretta.

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Estate

Metà giugno, pochi giorni fa.
Dopo tanto torno nella casa dove ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza. Mi siedo sotto il pergolato per ripararmi dal sole alto.

Mi guardo intorno alla ricerca degli spazi conosciuti, dei punti di riferimento della mia gioventù.

Un gatto viene a strusciarsi sulle mie gambe, alla ricerca di coccole o forse di cibo. Lo prendo in braccio, lo accarezzo e fa le fusa.

Poi un forte rumore, il gatto scappa, io mi giro verso quel rumore che ora si è trasformato in borbottio, hanno sicuramente avviato qualche storico trattore usato per l’aratura dei campi. In “Villa Papafava”, oggi c’è la festa della trebbiatura, in esposizione ci sono mezzi e strumenti agricoli antichi.
Villa Papafava (famiglia nobile padovana i Papafava) è la maggior attrazione del mio piccolo paese a sud di Padova, una villa padronale costruita tra il XVI e XVII secolo.

Mi alzo e mi avvio a piedi verso la festa, tanti ricordi mi tornano alla mente.

Ultimi giorni di scuola, il sole è alto su di me. Il caldo opprimente. I verdi steli acerbi hanno lasciato il loro posto a lunghe spighe dorate.

Per me l’estate sono le cicale, i campi dorati, i trattori che lasciano dietro di loro gialli covoni di paglia, le gambe sempre piene di graffi per il correre sfrenata nei campi arati.
Piccoli semi , “abbandonati “ in autunno in lunghi canali, sono oggi le messi che si offrono a noi per diventare pane fragrante, saporita pasta, golosi dolci.
Tutto da un piccolo, piccolissimo seme.

Rifugiata nel mio laboratorio inizio un progetto. Tante nuove idee mi girano nella testa, spero di fare in tempo a realizzarle tutte prima che altre prendano il sopravvento.
C’è un cane che abbaia e il suo abbaiare mi distoglie dal lavoro.
Ripenso ai pochi giorni passati in campagna nella mia vecchia casa, credo che dovrei tornarci più spesso a godermi della natura che la circonda, a svegliarmi col canto del gallo, a rilassarmi col frinire pomeridiano delle cicale e a cercare le lucciole dopo il tramonto, mentre i grilli, nottambuli come sono, sostituiscono il loro frinire a quello delle cicale, ormai esauste dopo una lunga giornata.

Prometto a me stessa che lo farò.

Bene riprendo in mano la mia matita che, sempre più corta, traduce in segni i miei pensieri, i miei voli fantastici.
Un po’ alla volta questi segni si organizzano, si uniscono e si dividono.
Un pensiero nuovo arriva e cancello una linea aguzza per sostituirla con una dalle forme più sinuose.

Bello, sono soddisfatta.

Un taglio di stoffa prende il posto del foglio di carta, una forbice quello della matita.
Incomincio ad intuire il risultato finale.
Un ago, del filo ed il mio stupore davanti al risultato finale.
Ore china su di un tavolo in laboratorio.
Quelli che erano solo dei segni ora sono delle simpatiche nanne, delle calde copertine o dei comodi cuscini.
Tutto da un foglio di carta ed una matita, sempre più corta.
Frumento, copertine.
Ma cosa accomuna queste cose?
Forse nulla o forse l’amore che un coltivatore od un artigiano mette nel proprio lavoro per ottenere il miglior risultato possibile e poterlo condividere con gli altri.

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